lunedì 30 settembre 2013

Video: Cream - I'm So Glad (Royal Albert Hall 2005)

Royal Albert Hall London May 2-3-5-6 2005 Cream!



Scriveva Riccardo Bertoncelli nel suo libro Paesaggi Immaginari a proposito dei Cream "Non sento comunque in giro una grande nostalgia dei Cream e dunque va bene così". L'articolo era del 1995  e effettivamente all'epoca il mito del power trio britannico si era un po' appannato, poco male faceva parte del gioco. 
Rispetto a molti altri illustri colleghi deceduti o sopravvissuti i signori Ginger Baker, Jack Bruce e Eric Clapton erano un po' sotto tono e non c'era nell'aria nessuna news per una possibile reunion, salvo una fugace apparizione per la consacrazione nel 1993 con tre brani tre di numero per la Rock and Roll Hall of Fame. Poi più nulla, un pregevole cofanetto commemorativo nel 1997 "Those Were the Days" e basta. E come scriveva Bertoncelli per i Cream nessuna nostalgia, come mai?
I Cream sono stati una creatura particolare, un power trio, un mostro mitologico con pochi uguali nel panorama del rock, forse come loro solo i Police. Non erano come gli Experience di Jimi Hendrix, erano tre musicisti di pari valore, tre mostri in grado di gestire ciascuno una ottima carriera musicale individuale o di essere a capo comunque di un gruppo di successo, tre caratteri diversi, tre ego musicali e tre personalità a dir poco esplosive. Miracolo fu già riuscire a metterli assieme visto la palese antipatia reciprocata tra Bruce e Baker, mentre Clapton (che all'epoca incassava già tributi divini sui muri della swinging London) non era ne farina per fare ostie ne la figura del paciere e pacificatore. Una manciata di dischi anomali, in un momento in cui il rock era intriso delle psichedelia hendirxiana e londinese, mentre loro erano alla ricerca di una sintesi raffinatamente britannica tra soul, jazz, blues per generare un nuovo progressive e Clapton sfoderava un suono saturo ma non distorto che lo metteva come diretto concorrente in lizza contro il Jimi astronomico di Third Stone from the Sun.
La loro una parabola brillante, la loro una fine rapida, quasi un coitus interruptus quando c'era ancora molto da dire, da fare, da suonare.
Poi nel 2005 il rientro nelle scene, con tre serate alla Royal Albert Hall registrate in un DVD e un doppio cd. La domanda è ovvia, ne valeva la pena? Sì credo di sì e per vari motivi. Prima di tutto la torrenziale ovazione con cuii i tre sono stati accolti dal pubblico, secondo per la qualità e la passione musicale infusa.
Una reunion vera, nessun nuovo triste disco da promuovere, solo tre, quattro serate per far capire che anche si si hanno superati i 60 anni ci sono ancora molte cose da dire e da suonare. Perchè, cari amici che mi leggete, la verità è che un vero musicista è come il buon whisky: migliora invecchiando con l'età.
Clapton, Bruce e Baker sono invecchiati bene, o meglio, sono riusciti a sopravvivere a una esistenza edonistica che avrebbe steso un elefante, a dolori, tragedie, tristezze. Non si sono fatti mancare nulla, sono sempre riusciti a risalire la china, perché la musica è la loro grande forza e essa si sono sempre disperatamente, tenacemente, ciecamente attaccati sapendo che in essa potevano trovare conforto, rifugio, risposte ai loro guai.
Se provate ad ascoltare il doppio cd vi renderete conto di non solo quanto sono ancora bravi, ma di quanto sono nettamente migliorati rispetto a 45 anni fa. Clapton è riuscito a venire a patti coi suoi demoni, canto con la voce sicura, scura e decisa del bluesman che tanto ha vissuto e lasciato vivere e ha imparato a vivere, Baker continua a tessere trame poliritmiche intricate a sostegno anche del basso potente di Jack Bruce che dopo 50 anni continua a dimostrare di essere uno dei pochi bassisti fretless al mondo in grado di affrancarsi dal modello di Jaco Pastorius.
Ci danno dentro, cavalcano senza esitazione quelle lunghe esplorazioni e improvvisazioni musicali che alla fine rimangono uno dei loro migliori marchi di fabbrica, assieme a quel suono pastoso e carico, pura vertigine elettrica, pura gioia rock.
Si arriva alla fine e se ne chiede ancora, nel doppio cd in pratica ci sono tutti i loro brani più belli rendendo superfluo qualsiasi best of. Ma non ce n'è, Tre serate e basta, chi c'è c'è e chi non c'è non c'è, perché gli uomini sono tali e antipatie, rancori fanno in fretta ad affiorare e a tornare una volta che la magia delle note è diventata pulviscolo nell'aria e che gli strumenti sono tornati nelle custodie.
Viva i Cream! Viva Clapton! Viva Baker! Viva Bruce! Il re è morto .. viva il re!

domenica 29 settembre 2013

Correnti. Nuovo programma radio dedicato alla Musica Contemporanea



Care Amiche e cari Amici è con molto piacere che posso annunciarvi una nuova iniziativa del Blog Chitarra e Dintorni Nuove Musiche: Giovedì sera 3 ottobre alle 21 andrà in onda su Radio Voce della Speranza Correnti, programma radio dedicato alla musica contemporanea!

Ebbene sì! Con giovedì partirà una nuova serie di puntate radiofoniche dedicate alla musica contemporanea, per ora il palinsesto prevede una puntata al mese, il primo giovedì di ogni mese. Ai microfoni, ormai "rodato" dopo quasi 3 anni di Guitars Speak la voce di Andrea Aguzzi.

E' una nuova avventura radiofonica: riportare la musica contemporanea in radio! Giovedì sera ascolteremo e incroceremo tra loro le musiche di Luca Francesconi, Fausto Romitelli, Bruno Maderna, Karlheinz Stockausen e Sun Ra. 

Non mancate! Diretta in streaming su http://www.radiovocedellasperanza.it/streaming/  e poi come sempre sarà disponibile il podcast.
Vi aspetto tutti! Giovedì 3 ottobre!

Andrea

Guitars Speak terzo anno: la chitarra jazz e il grande Django Reinhard


Mercoledì sera 2 ottobre su Radio Voce della Speranza


E' tempo di jazz e cosa di meglio che cominciare ascoltando uno dei giganti della chitarra Jazz? Non potevamo non cominciare che con l'ascolto del grande Django Reinhard e il suo inconfondibile swing. Chitarrista dalla tecnica prodigiosa, musicista sopraffino, uomo incredibile Django ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica. 

Wednesday  evening  9 PM on Radio Voce della Speranza

It 's jazz time and I think there is no better way to start listening to one of the giants of jazz guitar. We could start listening to the great Django Reinhard and his unmistakable swing. Guitarist by the prodigious technique, exquisitely incredible musician Django has left an indelible mark in the history of music.

Review of Souvenir by Django Reinhardt and Stephane Grappelly plus The Quintet of the Hot Club of France 


giovedì 26 settembre 2013

Video: Sonny Sharrock - Peanut

Recensione di Black Woman di Sonny Sharrock, Atlantic Recording, 2000



Questo disco, ristampa del disco di vinile prodotto Vortex Records nel 1967, è stata realizzata dalla Rhino combinandola assieme al disco di Wayne Henderson People Get Ready, ed è la prima incisione accreditata direttamente al leggendario Sonny Sharrock.
Chitarrista del tutto fuori dai canoni e dalle mode, fiero alfiere della prima ondata del free jazz e uno dei pochissimi chitarristi da essa investita, Sharrock è sempre stato materia per appassionati dedito all’occulto della sei corde.
Famoso per la sua apparizione, non accreditata, su A Tribute to Jack Johnson di Miles Davis, Sharrock in realtà da grande voleva fare il sassofonista, colpa dell’ascolto a 19 anni di John Coltrane nell’album A kind of Blue. Si può dargli torno? No assolutamente, peccato per quei problemi di asma che gli impedirono lo studio dello strumento, indirizzandolo, per nostra fortuna, sulla sei corde jazz, cosa che non gli impedì di considerarsi sempre "a horn player with a really fucked up axe." http://www.martinos.org/~reese/joetest/articles/articles_v01_j.html ]
Ascoltare oggi questo disco equivale a un tuffo nel passato: è esattamente figlio di quell’epoca di sperimentazione free in cui tutto veniva contaminato, adulterato, masticato e rigenerato. Sharrock non ricopre un ruolo di primo piano pur essendo il titolare del disco, la parte del leone la svolge la voce di sua moglie Linda Sharrock che percorre in tutti i sensi I brani, sforzandosi di superare I limiti concessole da madre natura attingendo a tutto il campionario possibile di vocalizzi, intonazioni e giochi dalla tradizione jazz, gospel e rhythm blues. La chitarra di Sharrock qui mostra già le caratteristiche comunque del suo stile e I debiti di parentela col fraseggio di Coltrane, torrenziale, distorta, satura e agressiva ma allo stesso tempo creativa, innovativa, esuberante e fuori dai canoni vicenti all’epoca e se teniamo conto delle date di incisione in grado di mostrare un nuovo corso della chitarra.
Penso sia possibile un confronto con Hendrix, mostrando come Sharrock potesse esibire tranquillamente un suo stile personalissimo e indipendente, che però purtroppo, forse anche a causa del suo carattere schivo, non ha dato seguito a seguaci e imitatori.
La sua discografia non è facilmente accessibile: poche ristampe per un personaggio così di culto ma vi invito a scoprirlo: una chitarra così fa solo che bene.

martedì 24 settembre 2013

Bari, Concerto e Masterclass Lorenzo Micheli


CONCERTO E MASTERCLASS
Bari  
CORSO DI PERFEZIONAMENTO CHITARRISTICO
( per solisti , ensemble e formazioni da camera )
  
 dal 31 ottobre al 2 novembre 2013
 Docente
LORENZO MICHELI
 31 OTTOBRE 2013,  ORE 21 , CONCERTO SOLISTICO  PRESSO HOTEL SHERATON

1 e 2 NOVEMBRE MASTERCLASS -CORSO DI PERFEZIONAMENTO

 

PER INFORMAZIONI

 

“Associazione Culturale e Musicale De Falla”

 Bari  -  tel.  +39 347 60 52 769  ;  fax  +39 080 099 99 10
sito internet  :  www.orchestradichitarredefalla.it

MASTER CLASS FLAUTO E CHITARRA M° Carlo MORENA e M° Arturo TALLINI



MASTER CLASS FLAUTO E CHITARRA
M° Carlo MORENA e M° Arturo TALLINI
27 - 29 settembre 2013
QUOTA DI PARTECIPAZIONE
€ 300,00 per il duo già formato
€ 180,00  per i singoli strumentisti

lunedì 23 settembre 2013

IL MONDO DELLA CHITARRA Conservatorio di Novara 9a edizione



Video: Una notte di Casanova

Recensione di Una Notte di Casanova, Concerto per voce recitante e chitarra, Federico Grassi e Sergio Sorrentino, guitart 2013


Buonasera, mi presento, sono Casanova. Sì io, proprio io, il grande amatore, l’interprete dell’ideale maschile, l’abile consigliere finanziario, alchimista, l’arbiter elegantiarum d’Europa, l’ultimo rappresentante di un’epoca cancellata dalla ghigliottina, dalle idee illuministe e dalle truppe addestrate alla polvere da sparo.
Come mai questo stupore? Pensavate fossi morto? Che sciocchezze .. Casanova non muore .. Signore e Signori .. Casanova è immortale, perché ha in se i virus, i germi dell’immortalità. Capisco il vostro stupore, sorrido alla vostra ingenuità .. ma come può morire uno come me? Io l’ultimo del ancient regime e il primo dell’epoca moderna, io che avevo già capito l’importanza del saper vendere la propria immagine e come tutto sia moda, apparenza, leggerezza, emozione. Io non posso morire, io sono qui, testimone del mio e del vostro tempo. E così ne approfitto di voi e della vostra compagnia in questa notte di attesa, mia attesa per una dama che dentro di me so già che non verrà, o forse verrà non so e non so neanche se me ne importa. E’ lunga l’eternità sapete? Lunga quanto una notte di attesa, con i silenzi che si fanno pesanti, il vino che non fa più compagnia e neanche da l’oblio, la pioggia fuori che batte quasi a segnare i passi della propria coscienza. E così mi racconto, vi racconto di me .. racconto l’uomo Casanova, la mia storia, le miei miserie umane, gli incubi che tornano a trovarmi, i fantasmi che mi perseguitano e da cui non riesco a liberarmi. Basta, vi prego, almeno voi ascoltatemi, ascoltate gli sfoghi e le confidenze del fantasma Casanova, mi danno voce, corpo e anima la chitarra di Sergio Sorrentino e la voce di Federico Grassi .. loro .. mi leggono .. dentro … sputano la mia rabbia, le mie frustrazioni, le poesie con cui ho incantato e amato, perché io il libertino le ho amate, amate, amate tutte davvero le donne che ho incontrato e vissuto! Ecco sì vissuto .. io ho vissuto .. sì .. sono stato giovane e forte, scaltro e astuto, ho viaggiato, ho visto il mondo, i potenti arroganti e ignoranti, la plebe supina e vigliacca, il clero dissoluto, ho visto vizi, virtù, morte e vita! Io ho vissuto! E voglio raccontarlo ancora al mondo .. in questa notte di attesa, voglio raccontarlo .. ascoltatemi .. per me è già tardi, troppo tardi, voi ascoltatemi e non ridete, siete come me, lo so, ma non fate i miei errori .. non aspettate anche voi una notte così.

sabato 21 settembre 2013

13 Improvvisi brevi di Walter Salin on AlchEmistica Netlabel




Walter Salin “13 Improvvisi brevi” (PAR010 - 2013) - (alfd009 - 2013)

http://parafonicanetlabel.blogspot.it/

http://www.alchemistica.net/


Walter Salin: chitarra

13 Improvvisi brevi: opera 4 di Walter Salin (2012)
Composizioni originali per chitarra dedicate alla chitarrista italiana Elena Padovani.
Un breve affresco sonoro per ricordare l'arte e la didattica  di questa artista, una delle prime e più stimate allieve di Segovia.

Così l’autore definisce il suo lavoro:
Ho lavorato pensando di condensare in 16 minuti di musica, i tratti umani e artistici di Elena Padovani, l'artista con la quale ho lavorato e studiato per 9 anni, cercando di tradurre in suoni e parole la sua personalità di donna legata alla grande tradizione chitarristica ma capace di guardare oltre i confini.

Il chitarrista rimane sempre e comunque il solo che sa trarre dal proprio strumento musica a misura di chitarra, evitando forzature e balordaggini, ne sono  esempi altissimi Andres Segovia, Maria Luisa Anido e Leo Brouwer.

Nel comporre i 13 episodi brevi (la mia quarta opera) ho usato la tecnica della Toccata, quasi improvvisando, una sorta di dialogo tra mani-tastiera e corde, a volte piccole carezze quasi casuali alla ricerca di un effetto, a volte un breve progetto sonoro quasi un semplice canto da rimpolpare con altri elementi successivi.
Un piccolo gioco per parlare di Elena.

Walter Salin “13 Improvvisi brevi” (PAR010 - 2013) - (alfd009 - 2013)
01 Improvviso 1 1.08
02 Improvviso 2 1.35
03 Improvviso 3 0.50
04 Improvviso 4 0.37
05 Improvviso 5 0.56
06 Improvviso 6 0.44
07 Improvviso 7 1.19
08 Improvviso 8 1.56
09 Improvviso 9 0.50
10 Improvviso 10 1.05
11 Improvviso 11 0.32
12 Improvviso 12 2.19
13 Improvviso 13 2.04

Total playing: 16.02

AlchEmistica: http://www.alchemistica.net/releases/alfd009.html
Parafonica: http://parafonicanetlabel.blogspot.it/2013/04/walter-salin-13-improvvisi-brevi-par010.html
Walter Salin: http://www.waltersalin.it/

venerdì 20 settembre 2013

Cercle di Sergi Boal on AlchEmistica Netlabel



Il chitarrista barcellonese Sergi Boal realizza questo nuovo Ep per chitarra sola con le netlabels AlchEmistica e Acustronica. Per AlchEmistica è una nuova occasione per promuovere e rendere nota musica innovativa al di fuori dei soliti confini e dei banali generi musicali. Cercle è un disco meditato, creativo suonato da un musicista innovativo e eclettico. Vi invitiamo all'ascolto di questi cinque brani Nùvol, Angel Blau, Cercle, Nils e Sense Tu .. res ... ne siamo orgogliosi.

Ascolta e scarica gratuitamente Cercle

Sergi Boal, Spanish guitarist from Barcelona, achieves this new EP for solo guitar with netlabels AlchEmistica and Acustronica. For AlchEmistica is a new opportunity to let people known and to promote innovative music outside of the usual boundaries and banal musical genres. Cercle is thought, creative music played by an  innovative and eclectic musician. We invite you to listen to these five songs NUVOL, Angel Blau, Cercle, Nils and Sense Tu .. res ... we are very proud of this new release.

Free listen and download here

giovedì 19 settembre 2013

Video: SKINSHOUT + X. Iriondo+ Wu Ming 1: "ALTAI" - "Leoncavallo" Milan

Review of Review of Skinshout & Xabier Riondo, Altai, ImprovvisatoreInvolontario, 2010


Gaia Mattiuzzi - vocals, Francesco Cusa - percussion & electronics and
Xavier Iriondo - taisho koto & mahai metak.

Do you remember "concepts albums”? Do they still exist? Records created with an history at thei bases, a long run which to make music moving and flowing, searching for something that is not pure and simple musical talent and grey cerebral subject? It seems I can give an affermative answer listening to the ten tracks of this Altai, last recording by duo Skinshout (Gaia Mattiuzzi - vocals, Francesco Cusa - percussion & electronics) supported by a diabolical Zavier Iriondo playing his selfmade sulfur taisho koto and mahai metak instruments. In the booklet written by Wu Ming (perhaps relative of that Milos Temesvar that we find in the introduction of the book "Name of the Rose" by Umberto Eco) we read the agitated plot of an historical novel set in Venice, Constantinople, Cyprus and other different places in the XVI century. For an adopted Venetian as I’m, it is a great pleasure to listen and to “read” a piece like "Fuga da Venezia", a prolonged drone that describes the sonorous tension of a man that escapes, in the anguish to be captured, among the dark fogs of the small streets of Venice, pursued by the voice of Gaia Mattiuzzi seems to sing in a Meredith Monk’s way the apparent success of an escape, marked by the pressing footsteps of Francesco Cusa’s battery.
An immersive record where we move among the roads of Constantinople, in the middle of people of all the races, with Iriondo and Cusa playing blasts and winds, dirty white noise on the background of murders and battles, making you feel the sweat of the men, animals and machines ("La battaglia di Lepanto").
A brief record, twenty-two minutes long for a complete experience, but at the end are we really sure that all these accadimentis happened? And then where Corto Maltese and Rasputin were?

mercoledì 18 settembre 2013

Download Podcast: Refugio di Laboule



Download Podcast


Uno dei dischi più poetici e commoventi del 2013, realizzato dalla casa discografica italiana Long Songs Records. La chitarra acustica di Laboule attinge ai giganti come Robie Basho creando un disco insolito ma deliziosamente melodico e poetico, accordature aperte per giornate intime da trascorrere ammirando panorami montani. 

One of the most poetic and emotional record of 2013, made by the Italian label Long Songs Records. The acoustic guitar Laboule draws on giants like Robie Basho creating an unusual but deliciously melodic and poetic cd, open tunings for intimate days  to spend admiring mountain views.

Review of Refugio by Laboule


lunedì 16 settembre 2013

Review of Girardi, Senna, Recchia, Burk Spinoza, ImprovvisatoreInvolontario


Spinoza and the jazz. Well .. it may seem a little curious that some jazz players keep themselves busy with one of the most interesting philosophers of 1600 using him and his ideas as source of inspiration to create the relationships and the symbioses among their musical instruments, but reflecting bout it will show us that this si not so strange.
Jazz is an alive music, that changes, that reinvents itself every moment, always in continuous fluctuation, how shall we recognize it? In what? How they recognize themselves the musicians that play it? Perhaps by the structures, the geometries, the relationships that they know how to create with themselves, with their own instruments and with the other people with whom they play. This whole “ensemble” of musical maps, ideas is not at the end so different from the complex mental mechanisms that also operate in the mind of the philosophers and as philosophy jazz music is always searching the meanings that guide the human actions. Here therefore the "geometric unfold” of the ideas of Spinoza well amalgamates and fertiles the precise musical relationships among Davide Recchia (guitar), Greg Burk (plan and glocknspiel), Stephen Benni (double bass) and Alberto Girardi (battery and percussions), accompanied by Davide Poggi’s voice, also author of the brilliant and interesting booklet that accompanies and explains this musical job.
Spinoza flutters in every angle, in every note, to not only depart from the reading of his texts but also from the titles of the tracks themselves chosen by his philosophical works. Another beautiful record signed by the Italian collective with the "doubles i", another clear demonstration that Italian jazz doesn't fear any comparison, inside and out of itself. Very beautiful, as always, the cd’s packaging.

domenica 15 settembre 2013

Guitars Speak terzo anno: Refugio di Laboule



Mercoledì sera su Radio Voce della Speranza

Uno dei dischi più poetici e commoventi del 2013, realizzato dalla casa discografica italiana Long Songs Records. La chitarra acustica di Laboule attinge ai giganti come Robie Basho creando un disco insolito ma deliziosamente melodico e poetico, accordature aperte per giornate intime da trascorrere ammirando panorami montani. 

 
Wednesday  evening  9 PM on Radio Voce della Speranza

One of the most poetic and emotional record of 2013, made by the Italian label Long Songs Records. The acoustic guitar Laboule draws on giants like Robie Basho creating an unusual but deliciously melodic and poetic cd, open tunings for intimate days  to spend admiring mountain views.

Rewiew of Refugio by Laboule

sabato 14 settembre 2013

Adolfo La Volpe, Pablo Montagne 15 Improvisations on AlchEmistica Netlabel



Free Download e libero ascolto su: http://www.alchemistica.net/releases/alfd006.html

Adolfo La Volpe, Pablo Montagne 15 Improvisations

PABLO MONTAGNE – P.Pascale acoustic guitar (with old strings), Adolfo’s little Washburn
ADOLFO LA VOLPE – P.Pascale acoustic guitar (with new strings)

Recorded by Adolfo La Volpe at Adhil Studio, Ceglie del Campo (Ba), November 3, 2011;
Mixed by Adolfo La Volpe & Mimmo Galizia;
Front cover drawing: Andrea Montagne
Our website: www.chaqueobjet.net

 Eccoli ancora, questa volta assieme in un duo acustico, Pablo Montagne e Adolfo La Volpe tornano su AlchEmistica con un nuovo lavoro assieme alle loro chitarre. Si sa come vanno queste cose, due amici si incontrano, si conoscono da tempo, hanno suonato tante volte assieme e sanno come far dialogare i loro strumenti. Una semplice visita di amicizia diventa la scusa per scambiare un paio di idee musicali, per lasciar parlare le chitarre, per cesellare 15 improvvisazioni, 15 scampoli di discorsi, 15 dialoghi. Poi la scelta di riascoltarsi, valutare il materiale e decidere di farlo uscire con AlchEmistica. Potevano perdere questa occasione? No assolutamente. Mancava solo la cover, a questo ha provveduto Andrea Montagne e non poteva disegnare meglio due musicisti così.

venerdì 13 settembre 2013

OBSTINATUM [Chaconnes & Passacalles] di Bach Guitar Duo on AlchEmistica Netlabel



Free Download e libero ascolto su: http://www.alchemistica.net/releases/alfd005.html

OBSTINATUM [Chaconnes & Passacalles]

1. Friedrich Christian Witt (1660 c. - 1716) Passacaglia in mi minore (tonalità originale re minore)
2. Johann Caspar Ferdinad Fischer (1665 - 1746) Chaconne in sol maggiore (tonalità originale fa maggiore)
3. Dietrich Buxtehude (1637 - 1707) Ciacona Bux WV 160 in re minore (tonalità originale mi minore)
4. Dietrich Buxtehude Passacaglia BuxWV 161 in sol minore (tonalità originale re minore)
5. Georg Philipp Telemann (1681 - 1767) Chaconne in re maggiore 
. Johann Pachelbel (1653 - 1706) Ciacona in re minore (tonalità originale fa minore)

 Bach Guitar Duo:  Florindo Baldissera Vittorino Nalato

giovedì 12 settembre 2013

Video: Eric Clapton & Wynton Marsalis - Layla

Recensione di Wynton Marsalis & Eric Clapton Play the Blues - Live from Jazz at Lincoln Center, Rhino, 2011



Che strana coppia questi due. Che ci fa un principino saccente del jazz come il caro Wynton con una vecchia volpe del blues e del rock Sua Divinità Eric Clapton?
Quando era uscito avevo un po' snobbato questo disco, conoscevo Wynton, eccellente musicista, ottimo insegnante di conservatorio, grande tecnica, bello anche il suo libro "Come il Jazz può cambiarti la vita", ma non lo apprezzavo molto ... troppo perfettino per i miei gusti. Il vecchio Clap invece è una vecchia conoscenza, uno dei mie caposaldi, ho consumato due dischi come Layla and other assorted love songs e Just one night, uno dei più bei live di ogni tempi, grande musicista e grande uomo, vi consiglio la sua autobiografia.
Insomma non mi sembrava gran che .. forse temevo il solito ritorno sbiadito del chitarrista vintage... insomma non l'ho preso e me ne sono dimenticato. Ero convinto che il vecchio Clap avesse dato il meglio di sé e .. non volevo sporcarmi il ricordo.
Ma si sa come sono fatti i dischi ... si fanno ascoltare quando decidono loro, mica quando vogliamo noi. E così quando l'altro giorno ha fatto capolino nell'angolo dei cd usati del mio negozio preferito ... non l'ho preso. Sì l'ho lasciato lì e ho preso American Garage di Pat Metheny. Poi alla sera c'ho ripensato. Sono andato su youtube e ho ascoltato un paio di brani e .. il giorno dopo ero di nuovo nel negozio sperando che non l'avessero comprato e era ancora lì .. si vede che aveva deciso che dovevo ascoltarlo io.
Allora .. è un gran disco. Il titolo è Play the Blues, ma qui vale come swing, jazz anni 30, ricorda quel disco, Jazz di Ry Cooder. Sembra di fare un salto temporale, ti aspetti di vedere il sorriso di Louis Armstrong saltare fuori da qualche parte, mentre la band di Marsalis suona brani usciti dalle pagine di storia del blues.
L'unico brano di Clapton è Layla, suonato per esplicita richiesta del contrabbassista Carlo Enriquez e arrangiata in modo magistrale, non avevo mai particolarmente amato la versione unplugged di questo brano e trovo che questa versione le rende invece giustizia, Clapton suona e canta in tutti i brani, con giusto equilibrio e moderazione con come se fosse la star che è ma semplicemente uno della band. Fa i suoi assoli, tutti precisi e perfetti senza strafare, con la tranquilla consapevolezza di chi, alla sua età e dopo la sua storia, non nulla da dimostrare, molto da insegnare e ancora tanto da imparare e da divertirsi. Insomma se la gode alla grande e per una volta lo si può ascoltare suonare in compagnia di due Gibson, una 335 e una L5, credo, a giudicare dalla foto nella copertina posteriore del cd, niente Stratocaster.
Grand disco di gran musica, mi ha fatto cambiare idea su Wynton Masalis, è davvero bravo e un grand band leader, registrazione perfetta!

mercoledì 11 settembre 2013

Video: F. Mompou: Suite compostelana - F. Zigante, guitar

Download Podcast: At the Rebbe Table di Tim Sparks



Download Podcast


Tim Sparks è un eccellente chitarrista acustico americano, che ama suonare la sua sei corde con la tecnica del fingerpicking, lo abbiamo già ascoltato nel primo anno di trasmissioni di Guitars Speak nella puntata dedicata alle Masada Guitars di John Zorn. Lo ritroviamo in questa puntata dedicata al suo cd At the Rebbe Table dove suona musica ebraica accompagnato da un altro grande chitarrista, Marc Ribot.

Tim Sparks is an excellent American acoustic guitarist  who loves playing his six-string with fingerpicking's technique, we have already heard in the first year of broadcasting of Guitars Speak in the episode dedicated to John Zorn's Masada Guitars. We find him in this episode dedicated to his CD At the Rebbe's Table where he plays Jewish music accompanied by another great guitarist: Marc Ribot.


martedì 10 settembre 2013

Video: Antonio Rugolo plays Mauro Giuliani - Variations op. 45

Chitarre a Castellaneta dal 13 al 15 Settembre

Castellaneta dal 13 al 15 Settembre
13 Concerto Coferenza : Santorsola e la Chitarra
                       Antonio Rugolo, chitarra  Frédéric Zigante, relatore
14 Quattro chiese x 4 esecutori-percorso nelle chiese del centro storico
15 Concerto Andrea Mnarda





domenica 8 settembre 2013

Video: At the Rebbe's Table, Tim Sparks, by Naftule Brandwein

Guitars Speak terzo anno: At the Rebbe Table di Tim Sparks



Mercoledì sera su Radio Voce della Speranza

Tim Sparks è un eccellente chitarrista acustico americano, che ama suonare la sua sei corde con la tecnica del fingerpicking, lo abbiamo già ascoltato nel primo anno di trasmissioni di Guitars Speak nella puntata dedicata alle Masada Guitars di John Zorn. Lo ritroviamo in questa puntata dedicata al suo cd At the Rebbe Table dove suona musica ebraica accompagnato da un altro grande chitarrista, Marc Ribot.

Wednesday  evening  9 PM on Radio Voce della Speranza

Tim Sparks is an excellent American acoustic guitarist  who loves playing his six-string with fingerpicking's technique, we have already heard in the first year of broadcasting of Guitars Speak in the episode dedicated to John Zorn's Masada Guitars. We find him in this episode dedicated to his CD At the Rebbe's Table where he plays Jewish music accompanied by another great guitarist: Marc Ribot.

sabato 7 settembre 2013

Secondary Colours Inspire Me More Than Primary One di Silvia Cignoli on AlchEmistica Netlabel



La nostra piccola netlabel sta poco a poco raccogliendo nuovi consensi e collaborazioni. E' la volta di Silvia Cignoli, giovane chitarrista classica votata alla musica contemporanea. Il suo “disco” per AlchEmistica “secondary colours inspire me more than primary ones” , titolo che riflette il suo interesse per la pittura e per le arti figurative. Silvia riesce in questa realise a unire tra loro due repertori diversi e apparentemente inconciliabili, quello classico espresso dal brano "Il Trovatore" di J. K. Mertz e quello contemporaneo composto dai tre brani di Simone Fontanelli, Francesco Zago e Andrea Tremolada, che AlchEmistica ha il piacere e l'onore di presentare in anteprima assoluta grazie alla liberatoria concessa dagli autori e dall'interprete in via assolutamente esclusiva nei confronti della S.I.A.E. Un gesto di grande generosità e di grande impegno artistico: “secondary colours inspire me more than primary ones” ci ricorda a ogni nota che la musica, quella suonata con passione, intelligenza e creatività non ha bisogno di essere divisa in generi. Il resto è solo merce.

Free Download e libero ascolto su: http://www.alchemistica.net/releases/alfd003.html

venerdì 6 settembre 2013

Il Nome delle Cose di Adolfo La Volpe on AlchEmistica Netlabel



Il Nome delle Cose è un disco per chitarra acustica e oggetti, registrato senza overdubbing e mixato dallo stesso Adolfo tra maggio 2008 e giugno 2009, caratterizzato da una forte impronta sperimentale e da una quasi urgenza di esplorare nuovi territori. Suoni atonali, noise puro, cadenze folk, folate improvvisative, strutture architettoniche gotiche, echi di teatro, tutto viene frullato, metabolizzato e risputato in un magma sonoro, in una rielaborazione stilistica fortemente personale.
Non si tratta di pure improvvisazioni estemporanee, ma del risultato di un processo di maturazione, di una consequenziale evoluzione stilistica, di una fotografia creativa, di un attimo concentrato e congelato: un tirare le somme di ciò che musicalmente si è e si è diventati nel tempo. Il titolo stesso del lavoro “Il Nome Delle Cose” e il fatto che le dodici tracce che compongono questo lavoro non riportino alcun nome ma siano indicate con semplici numeri è allo stesso tempo espressione di un senso di indeterminatezza, di cambiamento in corso e del sense of humor che come leggete anima il curriculum di questo chitarrista che siamo felici di avere tra noi.

Free Download e libero ascolto su: http://www.alchemistica.net/releases/alfd002.html

giovedì 5 settembre 2013

Video: Antonio Cimino- Guarda stu cielu

Review of Jesce Sole La canzone popolare napoletana by Valentina Mastrangelo and Francesco Langone, guitart 2013



I think the popular Neapolitan song represents a " curious style object  " or, rather, is a good example of what can be defined as a historic cultural occasion failure .
Unlike other popular genres closely related to a particular culture or geographical area ( the blues of the Mississippi delta , the New Orleans Jazz ... ) the Neapolitan song is not , in my humble opinion, managed to convey in a manner consistent with its essential characteristics without " dreowing " them inside  a pseudo -pop in a swamp of poor artistic importance . If  blues is been able to renew itself , always offering interpreters of great stature for techniques and styles to carry on the tradition ( now documented in an excellent way ) to the Neapolitan song are missed faces and new voices able to stand on the shoulders of the giants of the past (see Roberto Murolo ) and carry on an artistic journey that has a simply awesome longevity. In the 60s and 70s Pino Daniele and James Senese tried it, but now everything has been submerged by the flta tide of neomelodic singers who have "watered down" and trivialized this heritage. In short, you can not regret if one, after he had stumbled on Nino D'Angelo , Anna Tatangelo, Gigi D'Alessio and Mario Merola decides to change music and you can not always evoke Renzo Arbore to repair certain faults effects.
This album, " Jesce sole" , takes a radically different path from the one outlined above. It starts from the beginning, from the title track composed in the thirteenth century, up to the " Te voglio bene assaje " by Sacco and Campanella, 1839, drawing a perfect evolution of the genre and showing the influences and exchanges with classical music particularly through the songs " La serenata di Pulcinella" by Domenico Cimarosa and "Canzone marinara" by Gaetano Donizetti . The interpreters , Valentina Mastrangelo (soprano) and Francesco Langone (guitar ) create a bridge between the folk tradition and virtuosity and sensitivity by whom has a classical curriculum , getting the best out of the original arrangements by Pino Racioppi. Perhaps all is not lost . There is a rich heritage to be explored further , studying and recovering available to an audience of vast proportions . The Neapolitan folk song is one of our most well-known musical traditions abroad would it would really be now the right moment to let it know with a new garment that could highlight the great melodic gifts and passion.

martedì 3 settembre 2013

Video: "Tre improvvisazioni" Giuseppe Chiaramonte, classical guitar

Corso annuale di perfezionamento per Chitarra Classica. Docente: Giuseppe Chiaramonte



Corso annuale di perfezionamento per Chitarra Classica. Docente: Giuseppe Chiaramonte

Corso annuale di perfezionamento per Chitarra Classica 
seconda edizione 
Docente: GIUSEPPE CHIARAMONTE 
ottobre 2013 - giugno 2014
presso: Associazione Infinitamusica - MILANO

Il corso è rivolto a chitarristi italiani e stranieri già in possesso di sufficienti fondamenti tecnici e musicali. 
Oltre agli aspetti interpretativi, durante il corso verrà particolarmente approfondita la tecnica della mano destra con l’applicazione di principi meccanici per il perfezionamento della qualità, variabilità e stabilità del timbro, della precisione del tocco e del volume del suono.


lunedì 2 settembre 2013

Concert: Albert Collins & The Icebreakers Live

Recensione di Live 92/93 di Albert Collins and the Icebreakers, Virgin Records America 1995



Caro Mr. Collins, ho sempre pensato che lei fosse una persona, un musicista, un chitarrista fuori dal comune. Prima di tutto per le sue caratteristiche fisiche: al suo fianco gente come Buddy Guy, Jeff Beck e Eric Clapton sembrano … minuscoli, piccoli. A vederla dal vivo, sul palco lei mette impressione, un gigante dalla stazza imponente .. per non parlare del suo modo di imbracciare la sua Telecaster, ma come si fa a portarla caricata solo sulla spalla destra, senza farla passare per le spalle? E poi quel modo di strapazzarla suonandola con le dita, va bene lo so che lei ha imparato da suo cugino, il mitico Lightnin’ Hopkins, ma lei ce ne ha messo davvero del suo. Basta una nota e tutti sanno che Mr. Telecaster o Mr. Iceman o The  Icebreaker è arrivato in città. Diavolo, che suono fantastico, quello suono tagliente, saturo e pulito allo stesso tempo che solo certi bluesman riescono a creare, ti gela il sangue, senti i brividi sulla pelle, il respiro rimane sospeso. E cavolo se lei sa giocarci sopra. E per questo sono convinto che i migliori dischi di blues non sono quelli in studio, bisogna ascoltarvi dal vivo, cercando di rubare l’attimo, quel gioco di accordi, quelle note lanciate in cascata, anche le battute col pubblico e i doppi sensi che infilate ogni volta nelle canzoni (“I’m your Iceman lady .. I’m the one that cool you down”), bisogna sentirvi suonare dal vivo, lì siete al massimo. E lei dal vivo, che diamine, lei è una potenza, ma quanto si diverte, ma quanto ci gode a tirare le corde di quella benedetta chitarra .. e la sua band? Con quel muro di fiati che tirano come matti, e che poi sono solo in due, Jon Smith al sax tenore e Steve Howard alla tromba, ma sembrano in cinque.
Questo disco è un po' il suo canto del cigno, ad agosto del 1993 le avevano giognosticato un cancro incurabile e il 24 novembre dello stesso anno lei non era più con noi e la sua Telecaster giaceva silenziosa da qualche parte chissà dove. Così ci resta questo disco, ultimi scampoli di musica di una grande carriera, ultima testimonianza della sua energia totale. Ascoltiamo ancora Mr. Frosty.