mercoledì 28 settembre 2011

L'arsenale 2011 Call for Scores


L'arsenale call 2011

Chiamata alle musiche 2011 - Nuova scadenza

L'arsenale e Neue Vocalsolisten Stuttgart

La scadenza è stata prorogata al 10 ottobre.
Ciascun compositore potrà proporre uno o più lavori. L'organico dovrà comprendere 2 o 3 voci e almeno 3 strumenti scelti tra l'organico proposto nel bando. La durata dovrà essere compresa tra 5 e 11 minuti.

Il bando e la scheda di iscrizione sono disponibili a questo link: http://www.larsenale.com/blog/call2011


L'arsenale 2011_Nuova Musica a Treviso

Per il terzo anno consecutivo L'arsenale propone Nuova Musica a Treviso.
Grazie anche al riconoscimento del Grant in Aid della Ernst von Siemens Foundation, L'arsenale ospiterà concerti e seminari di Helmut Lachenmann, Emilio Pomarico, Neue Vocalsolisten, l'ensemble MDI, Alfonso Alberti, Florian Müller, Dario Calderone, Lillevan, L'itineraire. Verrà organizzato inoltre un incontro con Katherine Deventer (EFA European Festivals Association), Henk Heuvelmans (European Conference of Promoters of New Music), Gisella Belgeri (Federazione CEMAT) e molti altri.
Il primo appuntamento è fissato per sabato 29 ottobre con il consueto concerto d'apertura alla stazione dei treni di Treviso.



Bach Guitar Duo - Bach Italian Concerto BWV 971

Allegro






Andante



Presto

lunedì 26 settembre 2011

Masterclass di Luigi Attademo 14 -16 ottobre


14 -16 ottobre
Masterclass di Luigi Attademo

al G.A.M.O. di Firenze

Periodo 14, 15 e 16 ottobre

Costo : 120 € + iscrizione
Struttura del corso
Seminario: “La nascita della chitarra moderna: Heitor Villa-Lobos e i Douze Etudes”
(orario: dalle 10 alle13)
Audizioni libere (dalle 14 alle18)
Max 6 allievi effettivi
Il corso si terrà nella sede della Scuola di Musica di Sesto Fiorentino
http://www.scuoladimusicasesto.it/dove.html (linea 28 dalla Stazione SMN)

CONDIZIONI GENERALI
La domanda d’iscrizione, dovrà essere inviata per posta elettronica entro
il 10 ottobre 2011
e-mail: segreteria@gamo.it
[ Quota di frequenza ]
120 euro per gli allievi effettivi
60 euro per gli allievi uditori
[ Quota d’iscrizione ]
75 euro per ciascun corso.

La quota di iscrizione (non rimborsabile) deve essere versata tramite bonifico bancario sul c/c n. 22637 presso la Banca Nazionale del Lavoro, sede di Firenze (IBAN IT90 J010 0502 8000 0000 0022 637), intestato a G.A.M.O. - GRUPPO APERTO MUSICA OGGI e la sua ricevuta deve essere allegata alla domanda di
iscrizione.
Il corso si terrà nella sede della Scuola di Musica di Sesto Fiorentino

http://www.scuoladimusicasesto.it/dove.html (linea 28 ataf dalla Stazione SMN)

Masterclass di Elena Càsoli a Fornesighe 3-4 settembre 2011


sabato 24 settembre 2011

2008: Jozef van Wissem - A Priori (Incunabulum 009/Audiomer CD/LP)




Il suo disco minimalista. Di un minimalismo però più vicino alle "gymnopédie" di Satie, utilizzando permutazioni basate su un numero limitato di note. Sentieri basati su grappoli di tre note, che lentamente permutano, cambiano, si biforcano costringendo a un ascolto concentrato per riuscire a capire quando avvengono le svolte impercettibili che portano a una struttura musicale nuova.
Come scrive lo stesso Tibet nelle note che accompagnano il cd (avvolto in una custodia cartonata decorata da disegni e simboli quasi esoterici in linea con il nome della label discografica di Van Wiessen) questo disco dalla durata intelligentemente breve (solo 37 minuti) e non “vessatoria” sembra rappresentare uno sforzo di concentrazione e di astrazione temporale. A un primo ascolto non dice nulla. Bisogna sforzarsi e allora come in un quadro zen cominciano a delinearsi strutture, processi e disegni racchiusi in una sorta di bolla temporale dalle pieghe barocche.

venerdì 23 settembre 2011

2001: Jozef van Wissem - Narcissus Drowning (Persephone 003



Anche in Narcissus Drowning il risultato non cambia, al musica mantiene quel certo senso di straniamento contemporaneo. La struttura dei brani è rigoramente moderna, lasciando afferrare qua e là qualche accenno e rimando rinascimentale che rapidamente scompare nel mare sonoro che contraddistingue la musica di Van Wiessem. La musica è piacevole, rilassante e scorre tranquilla e sorniona. Ma i conti non tornano. Non si tratta di easy listening o di piattume ricamato alla Giovanni Allievi. L’orecchio torna a chiedere un nuovo ascolto rivelando via via una struttura e un contrappunto musicale cangiante e mutevole che non stanca, non è banale, non si esaurisce in pochi ascolti, non è sterile tappezzeria sonora. Affascinano, lo ammetto, quei suoni che escono dalla camera del tempo, c’è un certo non so che alla Arcimboldi, guardi il quadro una volta e vedi una faccia, lo riguardi e scopri che è un insieme di verdure e di frutta, ci torni ancora e scopri nuovi dettagli e che se rovesci il quadro scopri un’altra faccia o un paesaggio … quello sche sembrava semplice denota invece una interessante complessità e un progetto e un lavoro non indifferente.

giovedì 22 settembre 2011

Giornata della chitarra classica.. sabato 24 settembre


2000: Jozef Van Wissem - Retrograde, A Classical Deconstruction (Persephone 002)




Come già scritto in precedenza, la maggior parte dei lavori di Jozef van Wissem sono basati sull'applicazione dell'immagine a specchio sulle composizioni con il liuto, lavoro idiomatico per le tablature del liuto del 1600 d.C. Grazie a degli studi compiuti a New York City insieme a Patrick O'Brien, il buon Van Wiessem ha scoperto infatti che, a partire dal Medioevo, una delle varianti del cantus firmus, ossia la melodia data, è la riproduzione al contrario della stessa. La prima applicazione da parte di Van Wissem di questo metodo è risultato nella pubblicazione dell'album Retrograde. A Classical Deconstruction (Persephone 002), nel quale il compositore ha scritto centinaia di tablature classiche del liuto come fossero immagini specchiate, copiandole a partire dall'angolo in basso a destra per finire a quello in alto a sinistra. A queste inversioni, o palindromi musicali (tipiche anche di certi assoli scritti da Frank Zappa per Steve Vai) sono state aggiunte nuovi temi, accenti e ritmi. Il tutto è stato poi rimescolato, tagliato, cambiato di posto, mischiato ed amalgamato insieme creando lavori totalmente nuovi, sulla falsa riga, dicevamo, di quanto fatto dallo scrittore William Burroughs per i suoi romanzi. Il risultato di questo suo radicale approccio al liuto rinascimentale è una musica che non segue una tradizionale progressione lineare né sfocia in un climax, ma piuttosto rimane sullo stesso livello di intensità e di tranquillità.

martedì 20 settembre 2011

Jozef Van Wissem


Van Wissem possiede tra l’altro è il titolare dell'etichetta discografica Incunabulum, e ha lavorato e collaborato con artisti quali Maurizio Bianchi, James Blackshaw, Tetuzi Akiyama, Current 93, David Tibet e Gary Lucas. Con Blackshaw ha formato il duo Brethren of the Free Spirit, il quale ha pubblicato due lavori con la Important Records. La rivista The Wire (nume tutelare britannico della stampa dedita alla musica di avanguandia) ha definito il suo album solista Stations of the Cross un "piccolo capolavoro".
Negli ultimi 10 anni sono usciti diversi sui lavori, creando una discografia significativa:

  • 2000: Jozef van Wissem - Retrograde, A Classical Deconstruction (Persephone 002)
  • 2001: Jozef van Wissem - Narcissus Drowning (Persephone 003)
  • 2002: Gary Lucas e Jozef van Wissem - Diplopia (BVHaast 0103)
  • 2003: Jozef van Wissem - Simulacrum (BVHaast 0104);
  • 2004: Tetuzi Akiyama e Jozef van Wissem - Proletarian Drift (BVHaast 0404)
  • 2004: Gary Lucas e Jozef van Wissem - The Universe of Absence (BVHaast 0105); The Wire Tapper 12, CD compilation della rivistaThe Wire; Reduce stress in just over an hour, CD compilation della stazione raido WFMU
  • 2005: Lost in the Afternoon - CD compilation della stazione raido WFMU; Jozef van Wissem - Objects in Mirror are closer than they appear (BVHaast 0905)
  • 2006: Jozef van Wissem - A Rose By Any Other Name, Anonymous Lute Solos Of The Golden Age (Incunabulum 001)
  • 2007: Jozef van Wissem and Tetuzi Akiyama - Hymn for a Fallen Angel (Incunabulum 003)
  • 2007: Jozef van Wissem - Stations of the Cross (Incunabulum 004)
  • 2008: Brethren of the Free Spirit - Duetto di liuto barocco a 12 corde con James Blackshaw, CD/LP (audioMER 2008)
  • 2008: Jozef van Wissem - A Priori (Incunabulum 009/Audiomer CD/LP)
  • 2008: The Garden of Forking Paths - (Important Records)
  • 2008: Brethren of the Free Spirit - The Wolf also shall dwell will the Lamb (Important Records)
  • 2009: Jozef van Wissem - It Is All That Is Made (Important Records)


Dato il suo approccio “alla Burroughs” e una certa attitudine “Do It Yourself” quasi di estrazione underground è molto probabile che il signor Van Wiessem sarebbe risultato simpatico a Lester Bangs. In ogni modo ha suscitato la mia sincera curiosità dato che nella mia discoteca hanno trovato posto tre suoi lavori, l’iniziale Retrograde, A Classical Deconstruction, uscito su Persehone nel 2000, il seguito Narcissus Drowning del 2001 e A Priori del 2009 uscito per la sua etichetta Incunabulum.



lunedì 19 settembre 2011

Jozef Van Wissem


Jozef Van Wissem è un bel tipo. Nelle foto sui suoi dischi e su internet appare sempre con lo stesso look: capelli biondi a caschetto, vestito rigorosamente di nero, faccia allegra come quella di un funerale, l’aria metidabonda e persa tra l’emo e il dark metal.
Insomma non ispira molta allegria, semmai una certa attitudine tardo romantica, meglio quindi passare all’ascolto dei suoi dischi che sono delle piacevoli sorprese.
Jozef van Wissem è infatti rinomato per il suo approccio inusuale al liuto del Rinascimento ed al liuto barocco, probabilmente gli strumenti meno usuali nel mondo della musica contemporanea.
La sua attitudine è quella conservare la tecnica classica del liuto mettendola a disposizione di un approccio completamente moderno e contemporanea, copiando ed incollando tra loro brani classici con meccanismi vicini al cut “and paste” letterario di William Burroughs, invertendo le melodie, aggiungendo pezzi e basi elettroniche ed infine registrando il tutto. Cosa che mi piace moltissimo, Van Wissem, nonostante l’uso di sottili manipolazioni elettroniche del suono, rimane in larga parte fedele al timbro ed alla risonaza particolari del liuto, oltre che alla tecnica classica utilizzata per suonare lo strumento. Il risultato è un certo piacevole senso di “stordimento” musicale come se vedessi passare una carrozza con i fregi e gli stucchi settecenteschi ma a propulsione solare.
Grazie a questo suo approccio concettualmente radicale Van Wissem ha iniziato ad essere conosciuto dal pubblico qualche anno fa, anche grazie al grande quantitativo di collaborazioni che vanta con musicisti e artisti appartenenti a qualunque genere (e sotto genere) musicale.


sabato 17 settembre 2011

Bill Frisell, Have a Little Faith


Ho una ammirazione sconfinata per Bill Frisell. Segui la sua carriera fin da quanto ho sentito il suono particolare della sua chitarra nei Naked City e anche se da qualche anno non ha fatto uscire dischi particolarmente esaltanti, sono sempre pronto a difendere la sua intelligenza musicale e la sua abilità come strumentista. Certo che negli anni ’90 dovette attraversare un periodo molto felice dal punto di vista creativo, in rapida successione aveva infatti fatto uscire una serie di dischi eccezionali di cui questo Have a Little Faith rappresenta per me il suo zenith, il suo apice.

Qui Frisell infatti riesce a dimostrare tutta la sua originalità rielaborando e creando un disco di cover eccellenti, lontane anni luce dal classico concetto di definizione degli standards jazzistici. Non storcete la bocca, so che si può partire prevenuti leggendo nei titoli un brano come “Live to Tell”di Madonna, invero arrangiato in modo fantastico sostituendo ogni riferimento pop con un blues tagliente e malinconico come pochi, ma in realtà c'è dentro di tutto, un accozzaglia di generi che se uno non ha nervi e testa ben saldi farebbe in fretta a trasformarli in un minestrone dai sapori indigesti e grotteschi. Ma il nostro chitarrista è abituato a ben altro, ricordo che la sua militanza in quel calderone bollente stilistico che furono i Naked City risale proprio in quegli anni, un gruppo di musicisti geniali allenati a cambiare dieci stili musicali nello stesso brano in meno di mezzo minuto.

Oltre a Madonna infatti ci stanno dentro degli standard jazz tipo "When I fall in love", una marcetta militare ("Washington Post March"), un pezzo di Dylan (la celebre "Just like a woman"), uno di Sonny Rollins ("No Moe") e pure la musica contemporanea, la wilderness di "Billy the Kid" di Aaron Copland, un balletto del 1938 noto per l'eclettico miscuglio di canzoni di cowboy e di canzoni folk americane. Ad accompagnare Frisell la batteria di Joey Baron (compagno di giochi nei Naked City), il clarinetto di Don Byron, il basso di Kermit Driscoll e la fisarmonica di Guy Klucevsek. Il risultato è sensazionale: il clarinetto di Don Byron suona oltremodo fresco e ruspante, la fisarmonica di sottofondo conferisce al tutto sonorità un po' inconsuete per una formazione jazz e il modo di suonare e di arrangiare di Bill Frisell è a dir poco vario in questo disco, passando da paesaggi pazzi e lunari a arrangiamenti folk-country-bonanza a toni più prettamente jazz.

La sua versione di Have a Little Faith di John Hiatt, il brano che da il titolo al disco è poi qualcosa di epocale, e da sola vale la pena di spendere i soldi per l’acquisto del cd, che raccomando in ogni modo se in particolare se vi intrigano le maniere pazze di mescolare folk, country e jazz.


giovedì 15 settembre 2011

Baden Powell e Vinicius De Moraes, Os Afro-Sambas


Per parlare di questo disco cominciamo facendo un po’ di storia: verso la fine degli anni cinquanta, nacque la bossanova. Per convenzione si fa partire questo genere musicale con la pubblicazione di "Chega de Saudade", scritta da Tom Jobim e Vinicius De Moraes e interpretata da João Gilberto, mentre per i critici musicali si fa coincidere la fine del movimento stesso nel '65, con il primo festival di musica popolare brasileira, vinto da Elis Regina con "Arrastão" composta da Edu Lobo e dal proprio Vinicius. Nacque cosí la MPB o musica popolare brasileira che comincia la sua traiettoria verso un pubblico piú vasto, incastonando nella matrice bossanovista e nelle musiche tradizionali (come il samba), dei tasselli estratti da altre influenze musicali, raggiungendone l´apice di questa tendenza nella fase tropicalista di fine anni sessanta.

Quando si parla di bossanova, i personaggi che vengono subito in mente sono sempre Jobim e Gilberto. Non possiamo peró dimenticare che Vinicius é un personaggio chiave. Se infatti i primi due si sono trascinati dietro lo spirito della bossanova per il resto della loro carriera, Vinicius lo esorcizza rinnovando, grazie anche al suo ecclettismo che lo vede impegnato su vari fronti artistici fra i quali il giornalismo e la drammaturgia. Gli anni sessanta in Brasile sono poi anni di grande ricchezza, freschezza e rinnovamento culturali, anche perché se la bossanova é riuscita ad influenzare il jazz americano, quella freschezza e libertá strumentale tipiche del jazz entrarono pesantemente in una nicchia di musicisti brasiliani, per non parlare di quello che successe poi con il tropicalismo. "Os Afro-Sambas", esce nel '66, un anno dopo "Arrastão". Vinicius rimase affascinato dalla musicalitá afro-brasileira nelle sue manifestazioni piú ancestrali; nel Candomblé, la più diffusa religione africana, nel samba di roda e nella capoeira. Cosí, dopo una accurata ricerca in territorio baiano, che più di ogni altro ha saputo mantenere viva la cultura africana, Vinicius e Baden, mettono insieme tutto il materiale raccolto e lo fondono con maestria alla loro bossanova. Per la prima volta si sente il battito degli atabaques accompagnare il suono del flauto, l´agogó scandire il tempo per la chitarra, egregiamente suonata da Baden Powell. Sicuramente Vinicius e Baden, hanno voluto rendere omaggio alla tradizione afro-brasileira senza la quale la bossanova non sarebbe mai esistita e non avrebbe potuto cosí deliziare i salotti della borghesia carioca, aiutando un poco la società brasiliana a volgere lo sguardo alla cultura afro-popolare perseguita e ghettizzata. Un album che a distanza di oltre 40 anni rimane attuale e coinvolgente, tecnicamente ineccepibile, ben arrangiato e prodotto: Baden Powell si sente perfettamente a suo agio, lui che é abituato ad unire il classico con il popolare e Vinicius canta in modo gentile e confidenziale.

mercoledì 14 settembre 2011

Presentazione Aristofane in Blue Maurizio Pisati

Presentazione Aristofane in Blue


Conferenza stampa PACTAdeiTeatri
Stagione 2011/2012
Milano - 14 settembre 2011
Sala Stampa di Palazzo Marino h. 11.30
Piazza della Scala, 2


interverranno
Stefano Boeri, Assessore alla Cultura, Expo, Moda e Design del Comune di Milano
Novo Umberto Maerna, VicePresidente Provincia di Milano, Assessore alla Cultura
Massimo Buscemi, Assessore alla Cultura Regione Lombardia
Annig Raimondi, Direttore Artistico
Maria Eugenia D'Aquino, Legale Rappresentante


Presentazione della Stagione 2011/12
e anticipazioni sulla nuova opera
ARISTOFANE in BLUE
opera teatrale musicale in un atto
di Maurizio Pisati
produzione PACTA-ZONE-StarCopying/GDPackaging srl

Piero Bittolo Bon Jump The Shark - 20 GOTO 10

martedì 13 settembre 2011

Piero Bittolo Bon & His Original Pigneto Stompers: Mucho Acustica


Avevo già avuto a che fare con il senso dell’umorismo di Piero Bittolo Bon in occasione dell’ascolto del suo lavoro in duo con Simone Massaron “Massa Bon”, ero quindi già preparato a brani dal titolo curioso e a folate devianti di sassofoni lanciati a tutto vapore. Non ne sono rimasto deluso, Piero è un grande musicista e i suoi Pigneto Stompers, nome improbabile dietro cui si nascondono Simone Massaron alle chitarre, Federico Scettri alla batteria (sul canale sinistro), Massimiliano Sorrentini sempre alla batteria ma sul canale destro, coaudiuvati dal mitico basso elettrico “colemaniano” di Jamaaladeen Tacuma, sono partner formidabili, affiatati e carichi al punto giusto.
Free jazz, in salsa blues veneziana – milanese con aggiunte di funky torrido e condidi da una ritmica dal groove micidiale. Disco fantastico di musica rigorosamente improvvisata ad alta gradazione alcolica.
Come scrive lo stesso Jamaaladeen Tacuma nelle note del disco “Music is a Universal Language” e indipendentemente dalle origini geografiche e dalla formazione culturale dei musicisti qui impegnati il risultato è davvero notevole, ve ne consiglio l’ascolto dopo un paio di spritz veneziani per meglio predisporre le orecchie al favoloso cocktail di suoni e di note da cui sarete felicemente investiti.
Tra l’altro mentre scrivo questa recensione apprendo che sembra che il Comune di Venezia abbia messo al bando il free jazz con una ordinanza apposita indicando nelle cause i possibili effetti nocivi delle dissonanze musicali in esso contenute … forse una rappreseglia contro la chitarra magistrale di Massaron nel brano “The Day Sandro Bondi Stood Still”? Contro il sax torrido “Stoppani Stomp”? Nessuno lo sa, ma “Tamarrow Is The Question”e quindi lanciamo una “Tsar Bomba” e ascoltiamo il disco a tutto volume per le calli di Venezia! Da qualche parte Ornette Coleman sorride .. in modo armolodico ovviamente….

lunedì 12 settembre 2011

Ricerca musicisti per Inaugurazione anno accademico e Bando Sound Scape Composition


Cari studenti,

nella speranza di fare cosa gradita vi scriviamo per comunicarvi due novità relative al nuovo anno accademico 2011/2012.

1) la possibilità di partecipare, in qualità di musicisti, all'inaugurazione dell'anno accademico di Ca' Foscari (prevista per il 2 ottobre);

2) la possibilità di partecipare a un interessante corso di formazione dedicato alla "Sound Scape Composition".

1)

Per l'inaugurazione dell'anno accademico Musicafoscari parteciperà proponendo diverse attività:

- un'esecuzione di In C di Terry Riley (grazie alla proposta di Carlo Siega);
- una musicazione dal vivo di un video di un'artista russo contemporaneo;
- un'eventuale composizione di standard improvvisativi proposti dagli studenti.

Tutte e tre le attività saranno eseguite dagli studenti che vorranno partecipare.
Per questo vi scriviamo per dirvi che, se lo desiderate, potrete contattarci per partecipare esprimendo eventualmente le vostre preferenze (potrete scegliere di partecipare ad una o più attività qui proposte).Il brano di Riley potrà essere eseguito da un numero potenzialmente infinito di persone ed è ammessa la partecipazione di qualsiasi strumento musicale, ferma restando la conoscenza di ritmo e solfeggio.

2)

Al fine di valorizzare l’uso consapevole e creativo del mezzo informatico nelle attività musicali la Fondazione Giorgio Cini, con il contributo della Regione Veneto e in collaborazione con l'Università Ca' Foscari, la Fondazione e Scuola di San Giorgio e il Conservatorio di Musica B. Marcello, intende promuovere una serie di iniziative formative e performative (compositive, esecutive, improvvisative) che coinvolgano i giovani in attività laboratoriali alternate ad attività didattiche ed esecuzioni musicali. Affiancato all’uso delle tecnologie digitali è previsto l’utilizzo di strumenti acustici tradizionali e di registrazioni di suoni ambientali che interagiscano con il mezzo informatico dal vivo e in studio.
Il percorso spazia fra insegnamenti di acustica ed elettroacustica, elaborazione digitale del suono, storia della musica digitale, registrazioni sul campo e in studio etc. (per ulteriori dettagli si veda il bando)

Qualora siate interessati troverete il bando in allegato (attenzione alla data di scadenza).

Nell'augurarvi dunque un nuovo anno accademico vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.
A presto,


lo staff di MusiCaFoscari.

sabato 10 settembre 2011

Guitarra flamenca de Concierto

Il Comune di Borgo di Terzo (Bg)
con la partecipazione del Museo della Val Cavallina

e la collaborazione della Associazione Bergamo Chitarra

p r e s e n t a

domenica 11 settembre 2011 , ore 16.00

Presso Cortile Casa Parigi, [ Ex-Castello di Cimaborgo ] via Roma

Nell’ambito della quarta edizione [ aprile – dicembre 2011 ] della rassegna itinerante:

Liuto Chitarra Mandolino a Bergamo

Un Concerto dedicato ai Liutisti Terzi di Borgo de Tertio (sec. XVI)

Guitarra flamenca de Concierto ”

Il Concerto sarà integrato da percorsi di storia e cultura musicale in terra bergamasca

con note esplicative sui luoghi - le musiche - gli autori - gli interpreti – gli strumenti musicali

Juan Lorenzo

chitarrista flamenco internazionale

direttore artistico: Maestro Giacomo Parimbelli

info 347 88 94 703

i n g r e s s o l i b e r o

profilo artistico

JUAN LORENZO, chitarrista flamenco, si è guadagnato un posto privilegiato nel panorama concertistico europeo.

Di origini spagnole, compie gli studi musicali a Siviglia sotto la guida di Miguel Perez e Mario Escudero, dove subito si esibisce nei tablaos e nelle fiestas più importanti della città. In vent' anni di attività, ha tenuto 2000 concerti, collaborando con alcune delle figure più prestigiose del flamenco internazionale, quali i chitarristi José Luis Postigo, Victor Monge "Serranito", Manitas de Plata, Merengue de Corboba, Oscar Herrero, i cantaores José de la Tomasa, Carmen Sanchez, Feliz de Lola e Javier Hidalgo, i bailaores José Greco, Antonio Marquez, Joaquin Grilo, "El Junco", Juan Ortega, Joaquin Ruiz, Miguel Angel Espino e Carmen Reina.

Frequenti, inoltre, le sue collaborazioni con artisti pop, tra cui Andrea Bocelli, Mario Reyes dei Gipsy Kings, Jethro Tull, Tony Esposito, Al di Meola, Pino Daniele.

Nel 1996 fonda la propria compagnia "Flamenco Libre", con cui si esibisce in Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Germania, Svizzera, Ex Juogoslavia, Tunisia, continuando parallelamente l'attività come solista, in duo col chitarrista classico Flavio Sala e con orchestra in tutta Europa, Stati Uniti e Russia.

Nel 1997 partecipa alla registrazione del video "La Feria de Abril" in una delle più importanti istituzioni di arte flamenca, la "Fundacion Cristina Heeren" di Siviglia, da cui partirà il tour europeo. Nel 2008-2009 con il progetto per chitarra sola “flamenco de concierto”si esibisce in alcune delle più prestigiose sale internazionali come: Tchaikovsky hall (Mosca), Palazzo Pitti (Firenze), Teatro Parioli (Roma), Blutenburger Konzerte (Monaco di Baviera), Teatro Comunale Di Lugano (Svizzera), War Memorial and Performing Arts Center di San Francisco (California), Teatro Politeama (Palermo), ecc….

Da sempre particolarmente attento alla didattica flamenca, ha pubblicato numerosi saggi su riviste di settore, libri e metodi sulla chitarra flamenca, oltre a diverse incisioni discografiche tra cd e dvd distribuite in Europa, Stati Uniti e Giappone. Innumerevoli sono i suoi corsi e masters in importanti centri musicali (Conservatorio Santa Cecilia di Roma, il "Cherubini" di Firenze, ecc...).

Attualmente è docente presso il conservatorio di Terni (ITALY) .

Musiche in ascolto:


Ramon Montoya
:
solea, granaiana, guajira, tiento, malaguena


Sabicas
:
farruca alegrias

J.Lorenzo:
fandango, solea, buleriars

Derek Bailey - improvisation #1

venerdì 9 settembre 2011

Derek Bailey & DJ Ninj - Guitar, Drums N' Bass


Me lo ricordo ancora la prima volta che ho ascoltato questo disco. Era il 1996, un martedì sera, ero in radio. Arriva un amico portando la copia masterizzata (il disco era uscito per la Avant, casa discografica giapponese di John Zorn, in tiratura limitata e all’epoca non c’erano Ebay, Amazon e il mercato di importazione era chiuso come un riccio) e la mettiamo su, c’era un po’ dia ttesa per questo lavoro. Ma come? Possibile che per grande padre dell’improvvisazione radicale inglese scegliesse di suonare assieme a un DJ e proprio sulle strutture rigide della Drums N’Bass?
Tutto vero.
Bailey chiese al DJ Ninj di preparare della basi su cui improvvisare liberamente. Ascoltare questo disco all’epoca mi fece fare un bel salto avanti, mi fece entrare nei meccanismi di Bailey, mi fece innamorare delle sue forme improvvisative e cambiò la mia opinione sulla scena musicale della drums n’ bass spingendomi ad approfondire l’argomento.
Riascoltare questo disco a distanza di 15 anni non fa più lo stesso effetto. Fa impressione rendersi conto di come e in quanto breve tempo il drums n’ bass si sia eclissato, riciclato, rinnovato, rinforzato in altre derivazioni elettroniche come il grime e il dubstep, ma si avverte un maggiore senso di forzatura nelle note della chitarra di Bailey. Si può scegliere di improvvisare con o contro un altro musicista e in questo caso sembra proprio che Derek abbia scelto questa seconda strada. Costretto, incanalato all’interno delle ritmiche frenetiche precampionate e elaborate già tempo prima (nel 1995) da DJ Ninj a Bailey sembra non essere rimasto altra possibilità che cercare di frangiare, logorare, aggredire questi beats che continuano i risuonare come tali indifferenti alle sue iniezioni di suoni chitarristici. Sembra un onda che si infrange contro uno scoglio. Sembra un albatross che sbatte le ali cercando di decollare e librarsi in aria. Avverto un senso quasi di claustrofobia.
O forse sono io che sono 15 meno giovane, più smaliziato e allenato a questo tipo di ascolti?

giovedì 8 settembre 2011

IX edizione della Giornata della Chitarra Classica



Si terrà Sabato 10/09/2011 nel "Borgo di Vigoleno", all'interno delle mura di un antico castello medievale in provincia di Piacenza.
La Giornata questa volta sarà associata alla rassegna "Vigolenote" già svoltasi nel 2010.
Suoneranno: Matteo Leoni, Marianna Grassi, Giorgio D'Ambrosio e Andrea Ferrario. (sul sito c'è un errore, Beatrice Maggi non suonerà)
Prima dell'aperitivo si esibirà come solista Betty Trevisan Veroes (13 anni).
In serata ci sarà il Recital del duo chitarristico: Rozado-Ghiglione.

Stefano Pilia Live @oartoteca

mercoledì 7 settembre 2011

Stefano Pilia, Action Silence Prayers


Al primo ascolto, un pensiero immediato. Kranky. Quel suono lento, quasi stanco, un procedere meditato, senza ansie, sulle ali di una melodia dilatata oltre ogni limite. Una eredità, una reliquia quasi semiologica del post rock della seconda metà anni’ 90? Ho forse sbagliato disco? Sono tornati i Labradford? O sono i Tortoise che si sono “asciugati” togliendo le percussioni di McEntire?
Niente di tutto questo, il disco è datato 2008 e siamo in Italia, meglio ancora a Bologna e la chitarra che produce questi suoni è quella ispirata di Stefano Pilia.
Rispetto al già notevole “Healing memories and other scattering times” in questo cd uscito per la Die Schachtel, etichetta milanese che negli ultimi anni si è fatta ben notare per la notevole qualità e per la pregevole estetica delle sue uscite discografiche, Pilia sembra aver virato verso suoni e contorni da tratti più elegiaci e intimi. La sua chitarra dilatata, trattata e integrata con l’elettronica assume venature più romantiche e sognanti allontanandosi da un concetto di drone minimalista, asciutto e quasi asettico emotivamente così caro a LaMonte Young per definire una propria poetica dai toni delicati ma allo stesso tempo sorretti dall’amplificazione della sua sei corde. Gli stesi titoli dei brani come Sea, Water, Question, Sky, Window e Land, suggeriscono un qualcosa più vicina alle idee delal prima ambinet di Brian Eno e a un concetto di musica come “fattore immersivo”, per citare David Toop. Lasciatevi lentamente andare alla deriva, perdersi e ritrovarsi è piacevole con la chitarra di Stefano Pilia, non pensiate però che l’ascolto sia del tipo easy listening. E’ richiesta concentrazione e dedizione.

lunedì 5 settembre 2011

Stefano Pilia, Healing memories and other scattering times, Lastvisible Dog,


Per ascoltare questo disco non fate come me. Non scegliete una accecante giornata di sole estiva. Ascoltatelo in autunno, meglio, magari in una di quelle giornate un po’ nebbiose, quando i colori accesi delle foglie si uniscono al grigio uniforme delle nebbie e i suoni attorno diventano ovattati e confusi. Perfino gli odori diventano un po’ dolciastri e ci si sente tristi e un po’ introspettivi.
Sono sicuro che allora darà il meglio di se.
Un disco bellissimo questo, con Stefano Pilia che tratta, modifica, gioca con la sua chitarra ricavandone drones intensi, spetrali e colorati come aurore boreali. Un disco vicino a certe idee di “quasi prog” di altre scene musicali come quella attorno a cui gravitano gruppi come i GodSpeed You BlackEmperor e i Sigur Ros, ma senza quella epica che carica l’ensemble canadese e quel senso di animazione sospesa del gruppo islandese.
Non ci sono voci, solo in alcuni brani gli inserimenti elettronici di Massimo Carozzi e Valerio Tricoli, per il resto domina il suono saturo, a volte nitido, a volte distorto della chitarra di Pilia che si dilata, aleggia, si sparpaglia, ritorna a illuminare titoli come “healing memories..”, “the holy sailor” … “godspeed gnome” … prometto di riascoltarlo in autunno … a tutto volume, perdendomi nei suoi drones e nei suoi loop. September is here again.

domenica 4 settembre 2011


CON UNDICI OCCHI LA LEGGENDA DEL PONTE E DEL DIAVOLO
di Valeria Francese, regia di Elisabetta Carosio, supervisione drammaturgica Rocco Manfredi, con Andrea Romano, musiche di Silvia Cignoli, spettacolo coordinato da Antonio Pizzicato Il testo illustra uno dei miracoli compiuti da San Colombano: la costruzione del ponte di Bobbio che ha permesso che il Santo raggiungesse questo paese e ne evangelizzasse le genti. L’edificazione fu messa in opera dal diavolo che scese a patti con il Santo: promise a quest’ultimo una rapida costruzione, in una sola notte, in cambio della prima anima che avesse attraversato il ponte. Il santo truffò il diavolo, perché accettò sapendo che il Bene si abbassa al Male solo per farne un poi un trampolino di lancio. Si trattava solo di aspettare. E quando il giorno arrivò ed il ponte fu ultimato con tutti i suoi undici archi, ancora oggi così suggestivi nella loro irregolarità che rimandano alla diversa altezza dei diavoli costruttori, il diavolo ed il Santo aspettarono la prima vita passare. Fu un cane, animale che insegna all’uomo come si può essere fedeli sulla terra, che prese a passeggiare sul ponte. Ecco lo scambio era avvenuto ma nessuna anima era stata venduta al diavolo ed il Bene aveva trionfato. Il diavolo sparì irato e minaccioso e Bobbio conobbe da quel giorno la parola di Dio.

sabato 3 settembre 2011

settembre con ArsPublica

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settembre con ArsPubllca

30 h20, Venezia, Teatro Piccolo Arsenale, La Biennale di Venezia, 55. Festival di Musica Contemporanea, Geblendet (Blinded)
Filippo Perocco, Occhi, nur noch
Daniel Gloger controtenore,
Vincent Frisch voce bianca,
Christian Brückner attore

16 h21, 16 settembre 2011, Olgiate Olona (Varese), Teatrino di Villa Gonzaga, Suono e Segno 2011
Riccardo Vaglini, Disciplina di marcia, première
Guido Boselli, Bogà
Guido Boselli violoncello

4 h16, Takefu, Takefu International Music Festival 2011, Opening Concert
Francesco Filidei, Toccata
Francesco Filidei pianoforte

2 h 21, Porretta Terme (Bologna), Teatro Testoni, Festival Nuovi Orizzonti Sonori 2011
Maura Capuzzo, Il filo d'erba se oscilla è solo al vento
Elisa Spermulli violino

2 h21, Bellagio (Como), Biblioteca Comunale, Omaggio a Maderna
Letizia Michielon, Dialoghé, première
Riccardo Vaglini, Favoloso! Multiproprietà vistamare solo bassa stagione
Fulvio Fiorio flauto, Alessandra Trentin arpa, Alessandro Segreto pianoforte

Diego Castro Magas performs Brouwer



venerdì 2 settembre 2011

Recensione di No Time (at all) di Diego Castro Magas


Sembra non passi giorno che la chitarra non dimostri il profondo interesse che suscita nei compositori contemporanei. Il cd di Diego Castro Magas evidenzia questo interesse presente anche dall'altra parte dell'oceano e più precisamente in Cile. Disco molto interessante questo No Time (at all) per diversi motivi, innanzitutto per lo notevole abilità strumentale di Diego Castro Magas, eccellente chitarrista che qui dimostra tutta la sua perizia tecnica, in secundis per la notevole qualità delle composizioni qui registrate che dimostrano la presenza di una scuola cilena per la chitarra contemporanea.

Il cd, autoprodotto dal chitarrista direttamente su CdBaby, inizia con un classico della chitarra contemporanea come i due brani “Algo” del compositore italiano Franco Donatoni e si conclude con No Time (at all) di Brian Ferneyhough, compositore inglese legato alla “nuova complessità”, assieme alle musiche di cinque compositori cileni: Pablo Aranda, Cristian Morales Ossio, Alejandro Guarello, Hilda Paredes e Francisco Silva.

La dissoluzione del tempo, un nuovo concetto di suono nello spazio, la chitarra usata in modo non convenzionale sembrano queste essere le basi delle musiche suonate in questo cd, così come lo sono le idee di Walter Benjamin, filosofo, scrittore, critico letterario e traduttore tedesco, più volte citato nel bel libretto che accompagna il disco.

Una dimensione di viaggio nel tempo e nello spazio aleggia nelle note suonate dalla splendida chitarra di Diego Castro Magas, un disco che non deve mancare nella discoteca di chi è alla ricerca di materiale nuovo e interessante da ascoltare e, perchè no, da suonare.

Piccola nota: questo cd è interamente autoprodotto dall'interprete e in vendita direttamente su Cd Babe a questo link:

http://www.cdbaby.com/cd/diegocastromagas

La qualità di registrazione curata e di ottima qualità.