martedì 30 marzo 2010

Intervista a Marco Cappelli, prima parte


La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra? Con quali chitarre suona attualmente? So che per EGP lei ha modificato in maniera particolare la sua Yahiri 90 da studio, che modifiche le ha apportato? Suona sempre la sua Scandurra?




A dieci anni, durante un picnic estivo di famiglia, assistetti alla seguente scena: un gruppo di cugine guardavano estasiate mio fratello (maggiore) che cantava una canzone di Battisti accompagnandosi con la chitarra che mio padre aveva in casa.Considerata la mia incapacità totale di superare il muro di timidezza ostruito ulteriormente da un paio di spesse lenti da miopia, feci due più due...e simulai con i miei una folgorazione sulla via di Damasco per la musica. Mi mandarono da un maestro, un amatore che ebbe il merito di farmi appassionare moltissimo allo strumento (si tratta di quel Gino Bufano con la cui collezione di strumenti etnici ho registrato - molti anni dopo - il nastro di Electric Counterpoint di Steve Reich).La cosa buffa è che la chitarra come "mezzo di socializzazione" funzionò per poco: solo fino a quando, diventato leggermente più bravo della media dei miei coetanei strimpellatori - gli amici vari si intimidivano a suonare dopo di me, con il fantastico risultato che sulla spiaggia davanti al classico falò, tutti "combinavano" e io rimanevo da solo con la stramaledetta chitarra in mano. Allora smisi: basta socializzazione. E cominciai a studiare. Attualmente suono due chitarre di Alessndro Marseglia: una classica da concerto e uno strumento che gli ho commissionato io, con la cordiera di risonanza e predisposto per l'amplificazione, ma comunue con un ottimo suono acustico grazie alla scelta di tenere tutta la parte elettronica per quanto possibile fuori dalla cassa. Questa seconda Marseglia ha sostituito la Yahiri 90 sulla quale avevo condotto i miei "esperimenti genetici": una chitarra alla quale sono molto affezionato ma che ha un oriibile suono acustico, a causa delle sevizie subite.
La mia Scandurra del 1989 l'ho messa un pò da parte, ma le voglio molto bene. In compenso suono molto 3 elettriche: una Key degli anni '50 con un bellissimo suono vintage, una Kelly (liutaio newyorkese) modello Telecaster ed una Epiphone da Surf Music con una fantastica leva di bending che mi ha prestato Marc (Ribot) e che prima o poi dovro` ahime` restituirgli.




Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?

Quando ancora non studiavo la chitarra classica seriamente, il maestro da cui andavo svogliatamente si mise in testa di mandarmi ad una edizione dei primi anni '80 del Concorso Sor. Io senza consocere il solfeggio e senza avere la più pallida idea del "mondo di lupi" col quale avrei avuto a che fare, presi la cosa molto seriamente e studiai il pezzo d'obbligo: Tiento, di Maurice Ohana. I miei familiari, tra i quali nessuno brillava per cultura musicale, erano molto turbati da quel brano, ragion per cui io lo studiavo per ore ogni giorno, convinto - da buon adolescente - che quella musica che i miei non capivano fosse il mio terreno di riscatto esistenziale. Ho poi mantenuto, proseguendo negli studi, una particolare interesse per la musica contemporanea, poi diventata il centro della mia attività... anche perchè il mondo della chitarra romantica o "segoviana" non mi ha mai attratto particolarmente, mentre una chitarra tagliente, ruvida, anti-gentile rispecchiava molto di più la mia natura musicale. Ah, naturalmente al concorso fui eliminato alla prima prova, ma il caso volle che il Tiento di Ohana uscisse come prova d'analisi scritta al concorso per l'insegnamento in Conservatorio...incredibile! Mentre la maggior parte dei candidati si abbandonava a scene di panico io me la ridevo perchè quel pezzo lo conoscevo da sempre, nota per nota...

continua domani

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