sabato 16 gennaio 2010

Recensione di Fuich


Strano destino davvero quello della musica celtica e più in generale della musica popolare in Italia. Mentre in altri paesi, l’Irlanda su tutti, ma anche in Scozia o in Bretagna (avete mai sentito il chitarrista Dan Ar Braz?), ha dato il via a una rinascita culturale che partendo dalla riscoperta e dalla volontà di conservare le tradizioni, ha poi generato nuovi crossover musicali e una schiera di bravi musicisti che sono riusciti a farsi conoscere e a far apprezzare la loro musica in tutto il mondo, in Italia è stata spesso trattata o come oscuro oggetto di analisi musicologia “in vitro” dando il via a una serie di verbose e logorroiche analisi più adatte a chi si occupa di collezionismo di farfalle o come veicolo di scambio e propaganda politica spesso volta più alla riaffermazione di orgogli campanilistici che non alla volontà di fare buona musica. Poche le eccezioni, i Lou Dalphin occitani, La notte della Taranta …. Eppure, come sempre quando ormai hai deciso di voltare pagina e di ascoltare da qualche altra parte, ti arriva qualcosa che ti fa di nuovo sperare in una rinascita, in una nuova idea.
E’ il caso di questo disco dei Fuich, allegro gruppo di simpatici guasconi con la passione per l’etnico in generale e la celtica e il dialetto bergamasco in particolare, che animati e guidati da Gino Zambelli, già fisarmonicista nel Quintetto de Tango Invisibile, realizza questo disco di buona, sana allegra musica che vede alle chitarre (capite adesso cosa intendo per “all around”?) la presenza di Emanuele Forni.
Qui non c’è nessuna ombra né sospetto di autocompiacimento intellettuale o di vacuo tentativo di appropriazione culturale, c’è solo buona musica, diretta, sincera e schietta come può esserlo una risata in compagnia, una pacca sulle spalle o un buon bicchiere di vino. Ci danno dentro tutti come matti, i Fuich, li puoi quasi sentire ridere tra loro, tra tempi dispari, giri di accordi e ritmi in accelerazione. Quando la musica finisce ti ritrovi a sorridere e battere il tempo … meglio di così!

Empedocle70

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