mercoledì 16 settembre 2009

Un Tango nel Bordello di Rubén Andrés Costanzo parte terza


La signora Meri Lao nel libro sopra citato ci parla di un’indagine sociologica realizzata da Hugo Lamas e Victor Di Santo, credo che si riferisca al lavoro di Hugo Lamas ed Enrique Binda: El tango en la sociedad porteña 1880-1920 14, una ricerca fatta sui giornali dell’epoca, archivi della polizia e del municipio della città di Buenos Aires. Anche se la ricerca manca di una prosa fluida e di un approccio epistemologico adeguato, il materiale analizzato è di un valore inestimabile e cancella molti miti e dubbi sui primi anni di vita del tango. Tra i temi affrontati nel libro due mi hanno maggiormente colpito, primo: nel capitolo VII con una proficua documentazione del 1901 si dimostra che nelle sale di divertimento frequentate dalla “gente per bene” si ballava non solo il “tango criollo” ma anche altre musiche con “cortes y quebradas” – figure tipiche della coreografia tanghera ma ballate su altri ritmi – tali balli era pubblicizzati nei giornali e commentati il giorno seguente con ampie recensioni.
Secondo: nel capitolo XIII incontriamo un’analisi statistica delle pubblicazioni di spartiti nella prima decade del 1900. Il numero è sorprendente, quasi mezzo milione di spartiti di tango pubblicati in quegli anni. Questo numero ci fa pensare due cose: o che il numero di postriboli era altissimo o che il tango veniva suonato e ascoltato anche nelle case che possedevano uno strumento musicale, cioè famiglie di classe economica elevata.
Un altro interessante articolo che smonta la tesi dell’origine postribolare del tango lo troviamo nella rivista Club de Tango, diretta da Oscar Himschoot. L’autore si chiama Ricardo Ostuni, il titolo è tutto un programma: Baronessa Eloisa D’Herbil de Silva, Sconocsiuta Autrice di Vecchi Tanghi nell’epoca di Musica Proibita 15. Questa baronessa, nata a Cuba nel 1852 e giunta a Buenos Aires nel 1860, è una donna di grande cultura, parla diverse lingue e soprattutto compone musica di carattere molto eclettico. Tra suoi brani troviamo musica per bambini, composizioni religiose e numerosi tanghi tra cui: Che!… no me Caloties, La Multa, Por la calle Arenales, tutti pubblicati prima del 1905. Il suo paroliere è Nicolas Granada noto autore di teatro e politico, figura di spicco della cultura rioplatense della fine del 1800.

Il tango non è nato nel bordello, come neanche i letti e le lenzuola, ma non possiamo negare che questo passaggio sia stato una tappa fondamentale nella sua storia.
Nello scrivere questo articolo ho avuto un grande aiuto dal libro del sociologo uruguayano Daniel Vidart – El Tango y su mundo 16– che nel capitolo due confuta in forma documentata la tesi della nascita prostibolaria del tango, pur ammettendo il suo passaggio attraverso il bordello. L’autore si indigna con gli intellettuali che scrivono senza approfondire l’argomento; certo i sobborghi proletari erano anche il territorio di malavitosi ma raccomanda a tutti di: “ non confondere dunque. Bisogna tracciare una riga profonda, una frontiera essenziale tra i poveri e i malavitosi. Ancora sopportiamo il reiterato equivoco degli aristocratici, plutocrati e burocrati urbani che confondono l’umile con lo sporco, il popolare con quello di bassa lega, la cosa proletaria con la indecente” (pag 34)
Un altro aiuto mi è venuto dal libro di Josè Sebastiàn Tallòn: El Tango en sus etapas de mùsica prohibida 17, di cui, anche se contrasta in molti punti con Daniel Vidart, riscatto l’idea dell’esistenza di due tanghi: “uno prostibolario e uno fatto nelle case del popolo” (pag 34).
Sono partito con una frase di Wimpi che ci avverte del vuoto che rimane quando uno spiega i misteri del mondo. Solo i romanzieri hanno il permesso di raccontarci il mondo senza bisogno di spiegare o documentarsi. Forse molti di voi hanno letti i racconti di J.L. Borges ambientati nelle strade di Buenos Aires, ma per chi conosce lo spagnolo io raccomando altri due autori: Gonzales Tuñon – Tangos 18– e Manuel Alvarez – Historia del Arraba 19l . Forse con loro due la nostra immaginazione potrà riempire il vuoto del divagare intellettuale.

Perché la prossima volta non parliamo del tango e delle sei corde? Non dimenticate il mate.


Rubén Andrés Costanzo
Foto di Pat Ferro


14 Hugo Lamas, Enrique Binda, El tango en la socidad Porteña (1880-1920) Hector Lorenzo Lucci Ediciones, Buenos Aires 1998
15 Ricardo A. Ostuni. Baronesa Eloisa D’Herbil de Silva Desconocida Autora de Viejos Tangos en la Epoca de Mùsica Prohibida. Club de Tango. N° 1 Buenos Aires sttembre ottobre 1992
16 Daniel Vidart, El Tango y su mundo. Ediciones Tauro. Montevideo. 1967
17 Josè Sebastian Tallòn, El Tango en sus etapas de mùsica prohibida. Instituto Amigos del libro Argentino. Bos Aires 1964 (prima edizione 07/01/1959)
18 Enrique Gonzàlez Tuñon, Tangos. M. Gleizer Editor. Bs. As. 1926
19 Manuel Gàlvez, Historia del Arrabal. Agencia General de Libreria y Publicaciones. Bs.As. 1922

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