venerdì 24 luglio 2009

Intervista con Marco Valente, responsabile della casa discografica indipendente Auand, parte terza di Empedocle70


A volte ho la sensazione che la possibilità di scaricare tutto, qualunque cosa da internet gratis abbia creato una frattura all’interno del desiderio di musica, una sorta di banalizzazione: insomma dov’è la spinta per un musicista a incidere un disco che con pochi euro riesci da solo a registrare e stampare quello che vuoi e chiunque può farlo? Alla fine diventa quasi un gesto quotidiano che si perde in un mare di download dove scegliere diventa impossibile … stiamo entrando in un epoca radicalmente diversa da quella che abbiamo vissuto finora?

Il desiderio di musica non sembra scomparire, anzi... e sono convinto che avere la possibilità di "assaggiare" musica gratuitamente sia una buona cosa per tutti... quello che questo sistema ha provocato é, come detto, l'abitudine ad avere tutto gratis, difficilmente modificabile nelle nuove generazioni. Con tutta la musica che si può avere ora su internet quello che farà la differenza sarà il modo per far arrivare la gente su un determinato prodotto. E questo purtroppo dipende ancora (fin troppo) dalle televisioni. Alla fine i prodotti più clickati su internet sono sempre quelli che hanno spazio in TV. Personalmente, ho deciso di dare via la mia TV nel 2001 e da allora non me ne sono mai pentito (a parte il fatto che vado a vedere le partite della nazionale da mio fratello). Trovo un insulto alla decenza i cosiddetti talent show.

Come è stata accolta la tua web radio?

Parli della piccola radio Auand per assaggiare i dischi sul sito? E' online da pochissimo, non ho ancora ricevuto feedback. Spero solo che possa essere d'aiuto nella scelta di un buon disco da maneggiare durante l'ascolto su un'impianto di alta fedeltà.

Ultimamente la tua label è stata oggetto di particolari attenzione e attestati di stima, parlo in particolare del bel label profile uscito su All About Jazz versione USA, che sensazione ti fa essere riuscito a creare una così solida reputazione?

Devo dire che fin dalla prima produzione ho avuto molta attenzione dalla critica, sia nazionale sia internazionale. Credo sia dovuto alla scelta di pubblicare solo poche cose e solo di un certo taglio. Dare un'immagine forte all'etichetta è stato fin dall'inizio uno dei punti di forza del mio lavoro.

Sei anche il titolare del primo negozio di vendita on line di materiale discografico jazzistico, come mai questa scelta? Il mercato italiano come ha reagito? Siamo ancora così indietro negli acquisti on line? Quali sono le principali richieste dai tuoi clienti?

Ho già parzialmente risposto... aggiungo solo che ho clienti in tutto il mondo e che gli acquisti online in Italia non sono mai davvero esplosi. Per certe categorie merciologiche capisco anche... ma per i dischi di jazz che non si trovano mai nei negozi Jazzos.com dovrebbe essere una manna. In fondo l'ho creato anche per me stesso. Sono il primo e più affezionato cliente del mio webshop!

Credi che il ritorno al vinile di cui tanto si parla, a fronte del crollo delle vendite degli ultimi anni, sia un fenomeno solido e destinato a durare?

Il vinile sotto sotto non è mai morto. Ora sta avendo una piccola rinascita ma non dimentichiamo che si tratta di una percentuale di mercato ridicola. E' un prodotto destinato a gente che spende tanti soldi per un impianto hi-fi o per gente nostalgica dei tempi andati. Ho pensato più volte di aprire Auand al vinile, molto più che al download digitale (che odio profondamente). Magari prima o poi...

Quali saranno le prossime uscite? Come mai la scelta di aprire anche un sezione dedicata al cantautorato?

Ci sono in cantiere diverse novità, alcune legate alla scena newyorkese alcune a quella italiana. Per scaramanzia non ne parlo mai finchè non incomincio a metterci mano. Ma qualcuna potrebbe essere già pronta a fine estate. Per quanto riguarda la sezione dedicata alla canzone tutto è nato per caso a fine 2007 quando un amico mi ha presentato una ragazzina, allora diciassettenne, che scriveva canzoni. Me ne sono innamorato all'istante e ho incominciato a lavorare su un progetto che ha, fin da subito, attirato molte attenzioni. Ora il progetto Erica Mou sta subendo una trasformazione e ne perderò il controllo. Non è detto che questa collana proseguirà... chi vivrà vedrà.

Ci racconti, per chiudere, qualche aneddoto qualche retroscena curioso legato alla realizzazione di qualche tuo disco?

Ne racconto uno brutto e uno bello. Alla mia prima esperienza, durante le registrazioni di X-Ray a Udine da Stefano Amerio ad un certo punto fummo interrotti dal padre di Stefano che ci diceva di andare subito a vedere la TV, era l'11 settembre del 2001.
Per quanto riguarda quello bello... quando ero ragazzo avevo così tanta voglia di fare jazz che avevo iniziato a studiare contrabbasso e un paio di estati ho frequentato Siena Jazz. Siccome non ho mai avuto piacere per lo studio ogni tanto facevo x a lezione e andavo a sentire musica d'insieme di Rava, D'Andrea, ecc... E' stato lì che ho visto per la prima volta Cecchetto e Ayassot e me ne sono innamorato. Per cui sono contento di aver pubblicato Downtown e Quilibrì! Andrea addirittura lo inseguo da sempre, nei miei progetti sarebbe dovuto essere il secondo disco Auand dopo Petrella. Ci abbiamo messo 7 anni per riuscirci ma ne è valsa la pena!

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