mercoledì 1 aprile 2009

Tango: Recensione di Quinteto de Tango Invisibile di Empedocle70


Il Tango è la musica dei paradossi. Per i portenos, gli abitanti di Buenos Aires, è la più profonda espressione della loro identità, ma il Tango è ormai una musica internazionale che ispira i passi di ballerini di tutto il mondo. Il suo strumento per eccellenza, il bandoneon, nasce come strumento per la musica sacra ma esso raggiunse la sua maturità artistica nei postriboli di Buenos Aires. Come danza sembra l’espressione di un rituale macho, ma per l’uomo il primo passo è all’indietro.
Il Quinteto de Tango Invisibile, composto da cinque virtuosi al piano (Barbara Varassi Pega), violino (Vincenzo Albini), chitarra (Emanuele Forni), contrabbasso (Virgilio Monti), fisarmonica (Gino Zambelli) e voce, esprime in questo disco tutta la struggente malinconia ed espressività del tango. La loro è una musica appassionata che suscita una profonda risposta emotiva, sono degli eccellenti musicisti è vero ma riescono ad andare oltre al “semplice” virtuosismo, dimostrando di essere un’ensamble ben amalgamato in cui il risultato finale va oltre alla banale somma delle abilità individuali.
“The Tanguero is a very strange animal” disse nel 1987 Piazzolla che la sapeva lunga e in questo disco la sua presenza si sente, aleggia nell’aria mentre il Quinteto si libra sulle note di Milonga del Angel, di Bandò e di Verano portegno. Ma non c’è solo lui sono presenti anche musiche di J. Plaza, A. Bardi, F. Latasa, J.D. Caro e A. Troilo nella cui orchestra anche Piazzolla suonò. Tutte i 12 pezzi dell’album sono eccellenti ed è difficile segnalare un pezzo piuttosto che un altro ma alla fine mi permetto di aggiungere una stellina in più alla fisarmonica di Gino Zambelli su Milonga del Angel, alla chitarra (quasi) funky di Emanuele Forni su Verano porteno e alla voce, davvero splendida di Dolores Espeja.

Empedocle70

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