giovedì 22 gennaio 2009

Recensione di MEDE di Paolo Angeli (with Dan Breen, Audrey Chen, Mike Evans, Neil Feather, Katt Hernandez) di Empedocle70



“…Senza volontà senza sapere quando sarà una luna nuova, una forte nevicata un temporale, l'arresto che consegue il terremoto…” avete presente l’effetto madeleine di Proust? Ne La ricerca del tempo perduto, il narratore mangia una madeleine e questa risveglia in lui dei ricordi della sua infanzia. Ora. A me i CSI piacciono e molto, ho la loro discografia completa, ma non capisco perché l’ascolto di questo disco di Paolo Angeli registrato all’High Zero Festival di Baltimora in compagnia di altri improvvisatori creativi come Dan Breen, Audrey Chen, Mike Evans, Neil Feather e Katt Hernandez.
Il cd è composto da 4 pezzi con durate tra i 23 e i 4 minuti circa, il pezzo iniziale “Distanze” è un solo dove Angeli dimostra tutta la sua devastante capacità di scienziato pazzo nel tirare fuori ogni sorta di suoni dal suo particolare strumento: le corde possono suonare come un gruppo di ragazzi da Java con xilofoni e gong, o come una tamburo gigante lanciato lungo il fianco di una collina. Il tutto quando nel momento più opportuno spunta l’archetto di un violoncello o una cascata di suoni elettronici a rimescolarvi lo stomaco. Segue un duetto con Daniel Breen lungo un po’ più di 15 minuti, dove Breen suona un clavinet modificato, dove l’approccio e la passione di entrambi porta a quello che potrebbe essere definito un esempio di simpatica libera improvvisazione. Tutto funziona magnificamente anche per i quasi 23 minuti di "Pedoni", eseguito in trio con Feather ai suoi strumenti inventati e Evans alle percussioni: una massiccia scultura sonora a cui forse l’aagiunta di un elemento visivo avrebbe potuto conferire ancora maggiore piacere. L'ultimo pezzo è una breve gita con il violinista Katt Hernandez e la violoncellista Audrey Chen, affascinanti giocatori di una nuova generazione di improvvisatori con una buoba base di musica classica contemporanea nel loro background. Il suono unico di "Pampani" comporta la forte risonanza dei loro strumenti lasciando all'ascoltatore con uno strano senso di “composizione”. Questo disco è una bella lotta.
allora un lampo unisce gli occhi e il cuore con borbottio di tuono, muovono le parole e torna il tempo ritorna l'energia torna la vita, torna il mattino, vuoto …”
caro Signor Proust …. Ma perché i CSI?

Empedocle70

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