lunedì 12 maggio 2008

Speciale Mauro Storti: Biografia


Mauro Storti dopo lunghi anni di studio da autodidatta, ha frequentato corsi di perfezionamento con Alirio Diaz (Siena, 1964) e Andrés Segovia (Santiago 1965) iniziando in seguito l’attività concertistica con il Nuovo Trio di Milano (dedicatario delle Ecloghe di M. Castelnuovo-Tedesco) e come solista, effettuando numerosi concerti in Italia e all’estero. Ha svolto parallelamente una lunga e intensa attività didattica presso varie Istituzioni musicali tra le quali l’Ateneo della chitarra di Milano, da lui fondato nel 1977 e il Conservatorio Statale “G. Nicolini” di Piacenza dal 1972.
Ha dato alle stampe oltre 70 pubblicazioni alcune delle quali largamente diffuse anche all’estero consistenti per lo più in metodi, studi, esercizi e pagine di repertorio didattico solistico e d’insieme per ogni livello di studio. Tra le opere più significative spiccano per importanza e originalità L’ora di chitarra, il Primo libro di chitarra, il Il dominio delle corde, Nuovo metodo elementare, Primo contrappunto, L’arte della mano destra, Tuffarello e Funambolina, La nuova tecnica degli arpeggi, Trattato di chitarra, Scuola della chitarra, Tecnica di arrangiamento chitarristico.
Ha scritto articoli di carattere tecnico, didattico e storico sulle riviste I quaderni dell’Ateneo e Il maestro di chitarra da lui fondate nel 1986 e nel 1998.
Ha partecipato in qualità di componente della giuria a prestigiosi concorsi internazionali quali il Città di Alessandria (1989), il Radio France di Parigi (1992) e il Francisco Tárrega di Benicassim (1991, 1993, 2000).

Alcuni giudizi della stmpa:

“…artista raffinato e sensibile, sorretto da una tecnica vigorosa e brillante” (il Gazzettino).
“…alma vibrante y temperamento de verdadero artista” (Emilio Pujol).
“…solista egregio e interprete dal fresco virtuosismo” (La Domenica del Corriere).
“…tecnica precisa e rigoroso rispetto stilistico specialmente nei classici” (Giulio Viozzi).


“…chitarrista di elevato valore per le doti tecniche e la sensibilità interpretativa” (La Nazione).

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