venerdì 30 novembre 2007

Poesia e grafica pubblicitaria - Parte seconda di Fausto Bottai

II- In realtà, una visione così unilaterale della storia e del ruolo delle avanguardie mi sembra, a dir poco, ingenerosa.. D'altra parte lo stesso Zolla attenua in parte la perentorietà del suo giudizio affermando che 'nei casi più seri essa (l'avanguardia) fu effetto di angoscia, di accettazione tremante e, nei limiti in cui lo fu, poté dare opere che in realtà manifestavano il rifiuto'. Già! Il fatto è che il termine 'accettazione del reale', che egli rinfacciava agli avanguardisti, può essere letto secondo una diversa accezione: quella che privilegia l'acquisizione degli elementi critici e conoscitivi necessari per decifrare il reale e che rappresentano l'ineliminabile 'conditio sine qua non' di ogni possibile intervento, o tentativo di intervento, sul reale.. In verità, la linea di demarcazione fra apologeti e contestatori (fra apocalittici e integrati, per dirla con Umberto Eco) (1), non divide gli artisti d'avanguardia da quelli (quali?) tradizionali, passa ben al di dentro dei movimenti d'avanguardia, anzi più in generale dell'intero mondo della cultura. E nessuno, volente o nolente, può chiudere gli occhi davanti alla realtà, quella delle macchine, delle moderne metropoli, dei mass-media. Dice Spatola, nel libro già più volte citato: 'Il trionfo dei mezzi di comunicazione di massa coincide forse con un aumento dell'impotenza delle arti, ma può anche rappresentare il banco di prova delle loro capacità di rinnovamento'. Senza dare troppo peso al.. 'forse' molti hanno creduto in quella 'capacità di rinnovamento' e si sono gettati nella battaglia. Cominciando comunque col prendere atto della nuova situazione in cui il 'poeta' è costretto a muoversi: egli infatti si trova di fronte a una realtà già 'scritta' , cioè 'a un mondo coperto di segni, e il suo lavoro consiste ormai quasi soltanto nella utilizzazione a fini estetici di questo repertorio illimitato'. Parole che definiscono perfettamente il termine 'bricoleur': a partire dalla famosa ricetta dadaista di T.Tzara (2), non si contano i poeti che hanno adoperato materiale verbale riciclato, tratto da giornali, riviste, cartelloni pubblicitari e quant'altro, incorporando, scorporando, togliendo, aggiungendo.. A.Giuliani (3) parla di 'impazienza linguistica': 'spingendo l'arbitrio fino in fondo è possibile estorcere ai frammenti ritagliati e poi incollati un riflusso di significati o di non significati, fortissime suggestioni nucleari, sicché la disarticolazione e riarticolazione del testo rivela certe costanti strutturali del nostro mondo linguistico'.
D'altra parte, l'utilizzo della tecnica del 'collage' (4) 'nasce 'dall'intento del poeta di non sottrarsi allo scontro con il mondo esterno, ma, al contrario, di operare all'interno della stessa cultura di massa tentando una promozione estetica del banale, del quotidiano, del kitsch' (5) (il vecchio sogno di portare l'Arte all'Industria!). In questo senso, il poeta è colui che contesta e capovolge di segno i messaggi delle comunicazioni di massa.. E si parla di contropubblicità, controfumetto, controrotocalco, di 'gesto che rispedisce la merce al mittente' (L.Pignotti) (6). Dunque un atteggiamento di rifiuto (verrebbe perfino voglia di definirlo 'luddistico') (7) che fa da perfetto rovescio della medaglia rispetto a quello apologetico di cui parlava Zolla. Coerentemente con questi presupposti, viene ripetutamente segnalata l'esigenza 'di far uscire la poesia dal luogo in cui si è sempre nascosta, il libro'.. Obiettivo? quello 'di incontrare senza mediazioni un pubblico che non faccia parte né del club dei lettori specializzati né del clan degli addetti ai lavori'. Quindi una ricerca di spazi nuovi, di pubblici diversi, 'di una diversa collocazione prospettica rispetto alla scena urbana'. Ancora una volta il tema centrale è quello del rapporto concorrenziale-conflittuale con i mass-media. Dice ancora Spatola: 'la dimensione concorrenziale non è più interna all'ambito letterario, ma in un rapporto esterno con la presenza dei mass-media'; e ancora 'la soluzione formale dovrà essere sempre in qualche misura antitetica rispetto ai linguaggi visivi codificati, perché soltanto la differenziazione dal paesaggio iconografico esistente permetterà la sopravvivenza del messaggio'. In definitiva, 'la nuova poesia vuole sostituirsi ai mass-media, tentando di rovesciare il rapporto che le elites tecnologiche hanno instaurato con il pubblico, con i fruitori e che tende all'omologazione, alla standardizzazione, a forme di accettazione acritica del messaggio'.
Che dire? Queste cose sono state scritte nel 1969.. c'è molto dell'ideologismo 'ingenuo' di quegli anni in questo voler 'spezzare il cerchio chiuso' per cercare e 'provocare' il fruitore nel suo stesso ambiente, utilizzando una grammatica 'capace di agire sulla coscienza dell'uomo, di esaltarne il ruolo critico..'. Oggi, possiamo affermare che gli esiti pratici di questi pur nobili intendimenti non sono certo stati incoraggianti. I mass-media sono saldamente in mano a soggetti che certo non mostrano molto interesse per l'esaltazione del ruolo critico dell'uomo.. Standardizzazione, omologazione, conformismo hanno raggiunto livelli spaventosi e disperanti.. I poeti sperimentali si sono spinti fino al limite del suicidio nel tentativo di adeguarsi allo spirito dei tempi, hanno accettato di 'sostituire sempre di più la parola con l'immagine, che risponde meglio alle esigenze di una comunicazione immediata', hanno accettato la sfida combattendo sul terreno dell'avversario e pretendendo di strappargli le armi dalle mani...
A voler essere ottimisti, possiamo concludere che, se molte battaglie sono state perse, la guerra non è ancora finita?

Fausto Bottai

(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Apocalittici_e_integrati

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Tristan_Tzara

(3) http://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Giuliani

(4) http://it.wikipedia.org/wiki/Collage_(arte)

(5) http://it.wikipedia.org/wiki/Kitsch

(6) http://it.wikipedia.org/wiki/Lamberto_Pignotti

(7) http://it.wikipedia.org/wiki/Luddismo

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